«La messa? Trasmettiamola in streaming»
La Chiesa e i social network: ecco una delle proposte emerse ieri durante un convegno a Trento
TRENTO. E’ stato Papa Benedetto XVI, con il suo account sul social network “Twitter”, a lanciare la moda. Ed ora il resto del mondo ecclesiastico, o almeno una parte, sta cercando di adeguarsi “condividendo” le nuove tecnologie, come dimostra Papa Francesco, orgoglioso possessore di un account Twitter, che non si è fatto scoraggiare dall’ondata di messaggi offensivi e malevoli ricevuti dal suo predecessore sul social network.
La nostra regione appare quindi come un’antesignana a tal punto che c’è anche chi si spinge a ipotizzare la possibilità di trasmettere in streaming le messe. Ne ha parlato ieri don Lucio Zeni, parroco in Primiero, in un incontro al Seminario maggiore, dove diversi parroci hanno condiviso, in pieno “stile facebook”, le loro esperienze con il mondo della comunicazione virtuale accompagnati dal direttore dell’Ufficio Cei per le comunicazioni sociali Domenico Pompili. In Trentino è famosa la storia di don Daniele Laghi, giovane parroco trentino, che, dal 2006, nella sua parrocchia in Val dei Mocheni usa il noto social network Facebook per comunicare in maniera più tecnologica con i giovani, ma non solo, fedeli. «I social network – sostiene don Daniele - sono la nuova piazza, in cui trovare la gente per poterla aiutare o avvicinare alla fede. Come ha detto Papa Francesco il mondo virtuale è come una porta, che va e deve rimanere aperta. La chiesa deve essere all’avanguardia per comunicare la parola del Signore in questo mondo, per raggiungere sempre più persone. Da un punto di vista pastorale i social network aiutano moltissimo per la comunicazione, soprattutto con i giovani, anche se non possono diventare l’unica via di comunicazione, la via privilegiata dev’essere comunque quella reale. Il Vangelo oggi ci chiede, nonostante le difficoltà, di abbracciare, non solo accettare questa nuova realtà».
Ma la “chiesa virtuale” non è solo don Daniele. Stanno infatti aumentando a dismisura il numero di preti che utilizzano social network, o altri mezzi di comunicazione virtuali, per restare in contatto, informare ed aiutare i propri fedeli. «La mia esperienza con i social network – racconta don Giorgio Cavagna - è iniziata qualche anno fa, quando ero cappellano a Pergine. Spinto dal crescente numero di ragazzi che lo utilizzavano ho deciso di creare un gruppo dell’oratorio e da allora le cose sono state molto più semplici, dal contattare i ragazzi per un evento al rispondere ad eventuali dubbi di tema religioso. Spesso i ragazzi riescono a tirare fuori quello che veramente hanno dentro solo nel mondo virtuale. Ci sono però anche dei problemi rappresentati dal possibile fraintendimento di ciò che viene detto via chat o dalla possibilità che dietro un account non ci sia chi pensiamo». Sono anche sorti però dei dubbi riguardo all’utilizzo, molto spesso inadeguato, fatto dai ragazzi di queste piattaforme. E’ infatti attivo da diversi anni il progetto “Rotte per internauti responsabili”, avviato dal parroco di Gardolo don Marco Saiani, che mira ad educare i giovani all’utilizzo opportuno di questi strumenti.