La disfida dei Canopi fra rabdomanti e tiro alla fune
La manifestazione fa fare un tuffo nel passato con una serie di sfide fra le quattro fazioni
TRENTO. Un ultimo sabato di maggio soleggiato e caldo, ha accolto la giornata conclusiva della “Disfida dei Canopi”, manifestazione principe del Calisio, tornata sulle falde dell’Argentario dopo 9 anni di assenza. Ritrovo in piazza Canopi, ovviamente e poi lunga trasferta sotto il sole cocente nei paludamenti dell’epoca per le decine di figuranti.
Suddivisi in quattro fazioni, ovvero: il reame di Cognola, il principato di Martignano, il vicinato di Montevaccino e la contea di Villamontagna. Composti ciascuno da 12 elementi, rigorosamente 4 ragazzi, 4 donne e 4 uomini, più il capitano. Sette i giochi per la presentazione del coordinatore responsabile Paolo Pompermaier, coadiuvato dalla pulzella Elena Pallaver. Capo gastaldo – o capogiudice Gabriele Bortoli, gastaldi – giudici Marco Groff, Mattia Scalfi, Carlotta Gozzr e Federico Gozzer. Principe Vescovo Federico Fanga, al secolo Marco Bonazza da Villazzano “foresto”, come affermato da lui medesimo.
Quindi nel fresco al parco delle Coste, tra libagioni e brindisi, al suono di chiarine ed applausi, il via alle tenzoni fino al calar della sera. La tenzone era ed è stata la gara più attesa tra i vari villaggi degli antichi canopi, ossia i minatori medievali che estraevano l'argento dal Monte Calisio. Si tratta di 7 prove, volte ad esaltare le qualità dei minatori: forza, lavoro di squadra, precisione, tagliare la legna, individuare le pepite ed altro ancora.
La disfida si è aperta con il gioco del rabdomante, sensitivo che grazie ad una verga di nocciolo cercava di trovare galene d'argento e solfuro di piombo nelle gallerie. La seconda prova è stata quella della ventilazione, seguita dall’estrazione della pepita dalla roccia, il tiro alla fune con tanto di carri carichi di sacchi di materiale. Un lavoro da uomini duri quello del taglio del tronco per non parlare del trasporto di materiale nel cunicolo, il sollevamento nel pozzo e la purga del materiale. Infine l’ultima possibilità per ottenere la gloria al cospetto del Principe Vescovo: la sfida dei 12 Apostoli.
La Disfida, per un ventennio ha animato il territorio valorizzando il sano campanilismo; organizzata in versione locale dapprima a Martignano, cui va il merito di averla lanciata nel 1986 grazie al Comitato per le attività culturali e ricreative, ha poi coinvolto alcune frazioni della Circoscrizione, proponendola poi in città ed allargandola ad altre realtà a livello regionale ed extranazionale che vantavano un passato minerario.
Era una sorta di sfida storica in chiave ludica, culturale e folkloristica che riproponeva, attraverso sette prove di abilità, le varie fasi del duro lavoro dei “bergknappen”, da cui il termine “canòpi”. Il merito di aver rispolverato questa manifestazione va all'associazione Tavi Macos con l'Ecomuseo dell'Argentario per valorizzare una felice esperienza del passato con una profonda valenza storico-culturale che ha trovato sostegno nei Piani Giovani di Zona del Comune con la collaborazione della Circoscrizione Argentario, Comitato per le attività culturali e ricreative di Martignano ed Apt Trento Monte Bondone Valle dei Laghi.
Il Parco delle Coste di Cognola per due giorni si è trasformato nel leggendario villaggio medievale Argenteum, dove personaggi, antichi mestieri, attrezzi e gustosi cibi hanno fatto da cornice alla rievocazione dell’epopea dei “silbrarii” che anziché giungere dalle lontane terre teutoniche, rappresentavano le “vicinìe” di Martignano, Montevaccino, Cognola e Villamontagna per la conquista dell’ambìta “secia d’arzent”.
Venerdì si è svolta la cena medioevale a lume di torcia e cibo dell’epoca, accompagnato da acqua, vino e birra. Ieri mattina, “Argentario Leggendario: streghe, maledizioni e creature fantastiche”, nelle storie narrate da Gianko Nardelli; assieme all’artista Gabriele Nardelli si sono colorati i personaggi delle leggende, poi dato la caccia alle pepite d'argento con Eliana e Francesca a cura dell'associazione Tavi Macos. Hanno fatto bella mostra di sé le bancarelle degli antichi mestieri a cura dell’Associazione culturale scultori e pittori di Bedollo e naturalmente i piatti del pranzo medievale. (c.l.)