La criminologa fra Chico e Lorenc
Roberta Bruzzone, «star» della tv, ha finito il report sul «caso Forti» e ora è anche consulente per il delitto di Grigno
TRENTO. «Chico Forti è assolutamente innocente e Lorec Smoqi non era davanti alla biblioteca di Grigno quando è stato ucciso Luigi Del Percio». Come fanno ad essere collegate le due storie di cronaca distantissime - anche geograficamente - fra loro? Ad unirli è una donna, la criminologa Roberta Bruzzone, che da due anni segue per conto della famiglia la vicenda del surfista trentino da 12 anni in carcere in Florida e che da qualche settimana è stata nominata come consulente dall’avvocato difensore di Lorenc Smoqi. E per questo processo - siamo in appello - forse sarà anche chiamata a parlare in aula.
Lei è nota al grande pubblico perché, come consulente per il caso di Sarah Scazzi, è stata più volte ospite di varie trasmissioni televisive («Porta a porta» su tutte) e ne ha anche condotta una. La sua popolarità l’ha in qualche modo portata a conoscere anche il caso di Chico. «Sono stata contattata tramite il mio profilo Facebook dalla famiglia di Chico - racconta la criminologa - mi chiedevano un aiuto per cercare di riaprire il caso». L’esperta si è messa in contatto telefonico e poi ha preso l’aereo. «Sono andata per due volte in carcere a trovare Chico. la prima volta era nel dicembre del 2009. Ho ascoltato la storia dalla viva voce di Chico - racconta Bruzzone - e ho deciso di assumere l’incarico». In Florida c’è tornata anche nel 2010 per approfondire alcuni aspetti della vicenda e per cercare i chiarire al massimo il quadro. «Parlare con Chico è stato molto importante 12 anni di carcere non lo hanno scalfito. È molo motivato e non vuole mollare la presa anche se è al centro del peggior incubo che un uomo possa vivere. La sua storia potrebbe essere la trama di un film». Sul «caso Forti» Roberta Bruzzone ha lavorato per due anni fino a produrre un report di 200 pagine. E dopo aver analizzato la vicenda da tutti i punti di vista ne è uscita con una convinzione granitica: Chico Forti è innocente. «C’è di tutto - racconta - da prove false a testimonianze manipolate. Solo l’elenco ragionato delle violazioni che sono state compiute è di 90 pagine. E poi non c’è assolutamente il movente e questa aspetto appare lampante. Anzi ci sono altre persone che avrebbero avuto giovamento da quella morte». È appassionata e combattiva Roberta Bruzzone quando parla del caso Forti. «Non c’è neppure una motivazione della sentenza e in questo modo non si può neppure ricorrere alla Corte Suprema. Poi il giudice ha emesso la sentenza in base ad una sensazione e questo lo ha scritto nero su bianco». La relazione di Bruzzone - con un intervento del giudice Imposimato - sarà portata presto sul tavolo del ministro Terzi per tentare anche la strada della diplomazia per fare riaprire il caso. «E non può essere altrimenti - spiga ancora la criminologa - ci sono tutte le informazioni necessarie per farlo: gli alibi sono finiti».
Il secondo caso trentino di Roberta Bruzzone si chiama Lorenc Smoqi. «Sono consulente del suo avvocato difensore - spiega - e dopo aver analizzato le carte ritengo di aver trovato degli elementi che raccontano come Lorec non fosse davanti alla biblioteca di Grigno al momento dell’omicidio. Anche sulle tracce di sangue ritrovate ho i miei dubbi: secondo me l’assassino avrebbe dovuto aver tracce ben più evidenti rispetto a elle microscopiche gocce. A breve comunque avrò terminato il mio report che consegnerò al più presto all’avvocato. Se sarò chiamata in aula? Me lo auguro perché ritengo di aver delle cose importanti da dire su questo caso».
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