attacco alla giunta

La Cisl: «Troppi soldi agli impiantisti»

Pomini contro l’assestamento di bilancio in Provincia: «Manca il confronto. Ed è venuto il momento di sbloccare il turn over»


di Ubaldo Cordellini


TRENTO. L’assestamento di bilancio non piace alla Cisl. Per ragioni di metodo e di merito, si direbbe in linguaggio burocratico. Il segretario generale Lorenzo Pomini spiega cosa non va innanzitutto nel metodo: «Anche quest’anno, come l’anno scorso, non c’è stato alcun confronto con le parti sociali. E dire che l’assestamento muove fondi tutt’altro che esigui. La giunta ha deciso tutto da sola senza confrontarsi e non mi sembra un bel segnale». Pomini, però, contesta anche molte scelte nel merito, a partire dai contributi per gli invasi per la neve artificiale: «Nell’assestamento ci sono ancora fondi per gli impiantisti e per gli invasi. Ma io mi chiedo se sia mai stata fatta un’analisi delle ricadute di questi investimenti sulle imposte. E’ stato calcolato quanto rientra in tasse? La Provincia ormai è presente in forze in questo settore visto che gli impianti sono ormai quasi tutti provinciali. Ma ne vale la pena?». Altro capitolo sul quale Pomini ha più di un dubbio è quello riguardante la partecipazione della Provincia a Pensplan Invest: «Qual è l’obiettivo di una simile mossa? Mi chiedo se si voglia solo imitare la Provincia di Bolzano oppure se ci sia un disegno dietro. Sono tutte cose che avremmo potuto chiedere alla Provincia se ci fosse stato un confronto».

Ma anche la Funzione pubblica della Cisl, tramite il suo segretario Giuseppe Pallanch spara a zero contro l’assestamento di bilancio della Provincia e soprattutto contro il rigore, parola d’ordine di Ugo Rossi: «Non si può parlare solo di rigore, ma serve investire nel capitale umano e nel ricambio generazionale».

La manovrina non piace nel merito: «Non è condivisibile parlare unicamente di rigore e agitando lo spettro della spesa corrente, senza discernere tra spesa produttiva e improduttiva, senza aggredire la spesa per l’acquisizione dei beni e servizi. La spesa corrente primaria nella nostra particolare autonomia significa anche impatto sul Pil e sui servizi. Sicuramente poi è necessario anche sbloccare il turn over per dare ossigeno ai servizi della pubblica amministrazione, altrimenti si mette a rischio la qualità dei servizi erogati».

Pallanch spiega che la pubblica amministrazione soffre la mancanza di personale soprattutto nelle autonomie locali e nella sanità e non si è ancora attuata una riqualificazione del personale impegnato e che bene ha dimostrato di operare in questi anni difficili: «Nella sola Provincia a fine del 2017 si stimano circa 120 pensionamenti, mentre secondo le proiezioni dei prossimi anni, questa quota dovrebbe arrivare a toccare quota 600 unità. Questi posti di lavoro secondo l'attuale legge non saranno sostituiti. Per questo abbiamo chiesto di superare il modello di una sostituzione ogni dieci pensionamenti e di far una seria verifica delle dotazioni organiche per mantenere la qualità dei servizi. La pubblica amministrazione della Provincia è ai vertici nazionali per qualità delle prestazioni, ma se si vuole restare in alto è necessario anche saper investire». I riflettori sono anche su quelle manovre per agevolare le imprese: «Serve serietà e selezione altrimenti saranno sempre i soliti a trarre benefici dai contributi pubblici nel privato, senza dimenticare che qualcuno da tempo ha esternalizzato il rischio di impresa alla collettività. E’ necessario vigilare sulla ricaduta degli investimenti e sull’impatto sulla comunità anche in termini di posti di lavoro. Parte di quanto risparmiato dovrebbe ritornare nelle tasche dei lavoratori, mentre altre quote devono essere investite nel capitale umano, il vero motore dei servizi e del welfare provinciale».













Scuola & Ricerca

In primo piano

Podcast

Il Trentino nella Grande Guerra: gli sfollati trentini spediti in Alta Austria

Venezia e Ancona vengono bombardate dal cielo e dal mare. A Trento viene dato l’ordine di abbandonare il raggio della Regia fortezza, con i treni: tutti gli abitanti di S. Maria Maggiore devono partire. Lo stesso vale per Piedicastello e Vela, così come per la parrocchia Duomo. Ciascuno può portare con sé cibo e vetiti per 18 kg. Tutto il resto viene lasciato indietro: case, bestiame, attrezzi, tutto. Gli sfollati vengono mandati in Alta Austria. Rimarranno nelle baracche per 4 lunghi anni.