L’Upt «lancia» Pacher : «Noi pronti a sostenerlo»

Il presidente: «Il mio nome non metterebbe d’accordo tutti, sarebbe una pezza». Oggi assemblea Pd con il nodo primarie. Pinter: «Priorità al governo, non alla gara»


di Chiara Bert


TRENTO. «Se il candidato fosse Alberto Pacher, l’Upt impiegherebbe pochi minuti a decidere. E la coalizione avrebbe trovato la sua sintesi». Così Giorgio Lunelli, capogruppo dell’Unione per il Trentino, al termine dell’incontro a tre di ieri pomeriggio con Pd (presenti il segretario Michele Nicoletti e il presidente Roberto Pinter) e Patt (con il segretario Franco Panizza). Un faccia a faccia deciso per discutere del caso Pergine e di come ridurre il danno dopo la spaccatura del centrosinistra autonomista al primo turno: tutti si sono impegnati a non aprire a geometrie variabili al secondo turno, ovvero a sostenere candidati fuori dalla coalizione. Ma nel vertice di ieri si è discusso naturalmente anche in vista delle elezioni provinciali di ottobre. E qui l’Upt, da sempre contraria alle primarie per scegliere il candidato alla presidenza della Provincia, ha rilanciato la palla nel campo dei Democratici, dove il pressing sul presidente in carica Pacher non si è mai fermato, ribadito anche in queste ore dal sindaco di Trento Alessandro Andreatta nel tentativo di convincerlo a tornare sui propri passi e ricandidarsi ad ottobre. Che se Alberto Pacher fosse ancora in campo gli alleati sarebbero pronti a sostenerlo è cosa nota da tempo. Da parte sua, il diretto interessato da mesi va ripetendo di non aver cambiato idea e ieri, intervistato da Rttr, ha ribadito: «Quello dei nomi è un falso problema. Il mio nome non metterebbe d’accordo tutti, semplicemente metterebbe una pezza che impedirebbe alla coalizione di affrontare i veri nodi politici al suo interno».

La mossa del partito di Dellai prova dunque a spiazzare il Pd alla vigilia della sua assemblea provinciale, convocata oggi pomeriggio a Piedicastello, dalla quale è attesa una decisione (o quantomeno un orientamento) sul percorso per selezionare il candidato governatore. Primarie sì o no? E se sì, come? Di coalizione, a doppio turno? E se ci si andasse con un solo candidato per partito, si dovrà decidere come selezionarlo, se con primarie interne, consultando gli iscritti o facendo votare l’assemblea.

Il dibattito è destinato ad infiammarsi e parte da un dato di fatto: in campo ci sono già due candidati, Donata Borgonovo Re e Luca Zeni, che chiedono entrambi con forza che le primarie si facciano. Mentre l’assessore Alessandro Olivi, l’altro candidato ai blocchi di partenza (se Pacher non ci sarà), ha già detto di non essere disponibile a primarie interne, considerate da molti un fattore di divisione e oggi date in calo. In molti chiedono invece primarie di coalizione, magari con una soglia alta di firme di iscritti a sostegno delle candidature. Una soluzione che rischia di escludere uno tra Zeni e Borgonovo Re. «Le primarie sono il metodo che il Pd si è dato per scegliere le candidature. Non farle per escludere gli/le sgraditi/e non era previsto», ha twittato ieri Monica Ioris, segretaria di circolo dell’Argentario, subito ritwittata dal consigliere provinciale Mattia Civico. Questa mattina si riunirà il coordinamento provinciale per elaborare una proposta. «Il problema è se la nostra priorità è la competizione o il governo», incalza Roberto Pinter. «Capisco che c’è chi freme per competere, ma il Pd è sì il primo partito ma non può fare da solo. La situazione lacerata a livello nazionale insegna, il buon senso ci consiglia di condividere i passaggi con gli alleati. Che non significa impedire la partecipazione. È giusto che si apra una discussione ampia e condivisa».

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