L’imbarazzo degli alleati Borgonovo: «Surreale»
Pd e Upt chiedono un chiarimento a Baratter e Rossi. Manica: «È in gioco la credibilità della politica». L’ex assessora: «Messaggio gravissimo, manca l’abc»
TRENTO. Gli alleati scelgono il basso profilo. Per ora. Ma l’imbarazzo ieri in consiglio provinciale era palpabile. «Sono bastati alcuni sguardi», sintetizza l’ex assessora Donata Borgonovo Re, praticamente l’unica che ieri non è fuggita di fronte ai taccuini dei cronisti e ha definito «surreale» la vicenda che coinvolge il capogruppo del Patt Baratter.
Tutti i consiglieri sono rimasti quasi asserragliati in aula, dove si votava la legge sullo sport: buvette deserta come mai accade, nessuno al bar, i pochi che uscivano attaccati ai telefonini o pronti a infilarsi nell’ascensore. Ma la sensazione è che il caso non sia affatto chiuso. Ieri dal governatore Ugo Rossi, impegnato a Bolzano per l’incontro con il ministro degli esteri austriaco sul ripristino del confine al Brennero, è arrivata una precisa richiesta agli alleati di maggioranza a non alzare i toni della polemica. Richiesta accolta da Pd e Upt, che hanno lasciato alle minoranze il compito di presentare o minacciare esposti e chiedere conto al capogruppo Patt di quell’accordo privato con gli Schützen firmato alla vigilia della campagna elettorale per le provinciali 2013 e che prevede un versamento di 500 euro al mese da parte di Baratter.
Quando uscirono le foto di Pedergnana (appena eletto presidente del Patt) che baciava il santino del Duce e faceva il saluto romano, il Pd fu il primo a chiederne le dimissioni con un comunicato firmato dal segretario Barbacovi e dal capogruppo Manica. Ieri nessuna presa di posizione ufficiale. Gli alleati hanno evitato di affondare il colpo, anche perché se il caso Pedergnana si era risolto dopo poche ore con le dimissioni, questa volta sulla graticola c’è il capogruppo del partito del presidente, e un rischio concreto per la tenuta della maggioranza.
Alessio Manica, amico personale di Baratter da vent’anni, si è limitato a poche parole: «La vicenda va chiarita in tempi brevissimi. E sono certo che il collega, a cui rinnovo stima e vicinanza, saprà farlo. È importante non solo per la dimensione personale ma anche per la credibilità della politica che non si può permettere ombre». Sulla stessa lunghezza d’onda il capogruppo Upt Giampiero Passamani: «Massima solidarietà al collega. Serve un approfondimento della vicenda, non possiamo basarci su un articolo di giornale. Aspettiamo che Baratter e il presidente ci convochino per capire fino in fondo, diamo loro il tempo tecnico. Voglio parlare con dei documenti davanti. Se poi le cose fossero come è stato scritto, servirà un confronto di maggioranza».
Ieri il governatore si è trincerato dietro un «no comment», lasciando al segretario Panizza e al gruppo l’onere di blindare Baratter. Ma tra i banchi della maggioranza a dominare erano incredulità e sconcerto: impossibile che abbia davvero sottoscritto un accordo che prevede il pagamento di soldi, si sono detti molti consiglieri, e comunque - che la magistratura ravvisi o meno un reato in quella scrittura privata - il messaggio che ne esce è devastante per la politica.
Chi parla è Donata Borgonovo Re: «Sul profilo penale - dice - valuterà chi ne ha la competenza. Ma c’è un profilo politico e mi pare che abbiamo perso, o forse non c’è mai stato, un linguaggio comune su qual è l’abc per chi fa il nostro lavoro. È surreale». «Siamo su pianeti diversi - prosegue la consigliera Pd - o Baratter si affretta a smentire quanto abbiamo appreso, o se la giustificazione è che si tratta di una scrittura privata, il messaggio che arriva è gravissimo. Questa non è una cappellata grande come una casa, ma come un palazzo di 15 piani!». Borgonovo si dice colpita «dall’assoluta tranquillità» della reazione da parte dell’interessato e del Patt: «Sono cose impensabili fino a tempi non lontani, oggi invece non c’è vergogna, e questa normalità ci dovrebbe preoccupare. Abbiamo sdoganato tutto. È un atto privato, è stata la spiegazione. E cosa ci dovevamo aspettare, che ci fosse pure il notaio?». «Diamo tempo al Patt di affrontare quanto avvenuto, ma poi una parola bisognerà dirla. Siamo in molti in maggioranza a chiederci pacatamente se non sia il caso di fare una riflessione. Già abbiamo avuto il caso Ossanna in giunta delle autorizzazioni (il consigliere Patt che come architetto aveva accettato un incarico professionale dal Comune di Cles, ndr), qui siamo davanti ad una vendetta servita a freddo nell’ambito di una resa dei conti interna al Patt, ma poi c’è un piano di correttezza istituzionale. Difficile lavorare in una maggioranza dove col contagocce escono cose che mettono in dubbio l’indipendenza della politica». «Oltretutto - chiosa Borgonovo - gli Schützen non sono esattamente una bocciofila, ma un’associazione con un profilo politico».
(ch.be.)