L’epopea carbonara raccontata in foto
Bondone, le inedite immagini scattate da don Bolognani negli anni ’60, raccolte da Capelli, in attesa di diventare un libro
BONDONE. Scattate a più riprese, rigorosamente in bianco e nero per immortalare i volti di quella gente che esprime fatica, stanchezza, tanti sacrifici, ma anche tanta umanità. Immagini che, anche se un po’ ingiallite dal tempo, raccontano un pezzo di vita della gente di Bondone alle prese con “jal” e “poiàt”, elementi necessari per ricavarne carbone.
La gente di Bondone era maestra in quella professione, dove fuliggine e fatiche erano le intime compagne. Stiamo parlando di una inedita raccolta fotografica realizzata cinquant’anni fa (dal 1960 al 1964) dall’allora parroco don Mansueto Bolognani, originario di Cavedine, che ora è ospite della Casa di riposo del clero a Trento. A catalogare quelle sequenze di vita locale, oltre 150 autoscatti, è stato Giampaolo Capelli coadiuvato dalla nuora Angela Grillo, la quale è autrice di due romanzi, uno in uscita proprio in questi giorni. Una ricerca storica che don Bolognani ha realizzato e conservato e che per ora è un numero zero sul quale lavorare ancora. «Erano tutti carbonai che lasciavano il paese ai primi di marzo, per sconfinare sui monti trentini e bresciani e che rientravano in questo periodo, in concomitanza con il giorno dei Morti. Lavoravano in quota dall’alba all’imbrunire, lasciando i figli più piccoli a Bondone dove don Bolognani e l’insegnate Gina Omicini, in un improvvisato convitto, facevano sia da insegnanti che da genitori», ricorda Capelli che di don Bolognani è anche cognato.
«Allora – spiega la Omicini, ora ultraottantenne e ospite della Casa per anziani di Storo - i carbonai mangiavano polenta e latte, ma solo la festa aggiungevano un po’ di formaggio. In quel periodo don Bolognani non lasciava soli i suoi parrocchiani, anzi trovava il tempo e il modo di andarli a trovare in montagna. In occasione di quelle visite, il sacerdote riusciva, su un altare improvvisato e con addosso una vecchia stola un po’ sbiadita, a celebrare la messa e portare ai parrocchiani il sacramento della comunione».
Al momento, le immagini significative per testimoniare un’epoca passata, sono ordinatamente raccolte in un volume, ma in futuro (se Comune, ente Bim o banche locali daranno il loro sostegno) potrebbero venir diffuse, in un libro da distribuire alle famiglie.
«Sarebbe questa la mia idea - spiega Capelli - visto i costi di riproduzione e stampa, che si possono sostenere solo attraverso una o più sponsorizzazioni, tenuto conto che l’eventuale tiratura dovrebbe aggirarsi attorno alle 1000 copie».
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