edilizia abitativa

Itea, aumenti per i “più ricchi”

Il canone crescerà di circa 30 euro al mese per gli inquilini con un Icef superiore allo 0,23%


di Luca Pianesi


TRENTO. Gli aumenti ci saranno ma non riguarderanno tutti gli inquilini con Icef superiore allo 0,23% come si temeva. La Provincia per due anni non realizzerà nuove abitazioni ma al tempo stesso si impegna a mettere a disposizione delle famiglie che sono in attesa di una casa Itea, circa 700 appartamenti “di risulta”, entro la fine del prossimo anno.

Infine l'ipotesi di erogazione dell'integrazione del canone secondo un meccanismo di rotazione per due anni con sospensione di uno resta sul tavolo ma «non passerà - assicura Andrea Grosselli della segreteria Cgil - perché la riteniamo irricevibile».

Sono questi i temi principali che ieri hanno “scaldato” l’incontro tra i sindacati e l’assessore provinciale alla coesione territoriale e all’edilizia abitativa Carlo Daldoss. Sul tavolo la riforma del regolamento Itea proposta dall’esecutivo Rossi. Tra le modifiche più discusse quella dell’aumento del canone per gli inquilini più “ricchi”.

«Si parla di aumenti tra i 20 e i 30 euro al mese - spiega Grosselli - ma non per tutti quelli che hanno l’Icef superiore allo 0,23%, come si era paventato, ma solo per quanti alloggiano in un appartamento di livello “superiore”».

Sono tre, infatti, le voci che vanno considerate per compiere questa valutazione: l’Icef, dunque la condizione economica del cittadino; la classe energetica dell’appartamento perché, chiaramente , se l’inquilino abita in un edificio “classe A” o “classe G”, avrà delle spese da pagare molto diverse; le condizioni e il tipo di alloggio che sono “casuali”. In questo caso l’aumento spetterà a chi ha Icef sopra lo 0,23% e un alloggio di “fascia alta”.

«Come sindacati, comunque, ci opporremo - prosegue Grosselli - almeno fino a quando la Provincia non adeguerà il calcolo dell’Icef all’inflazione». Il rischio, per i sindacati, è che aumenti del reddito solo nominali, che di fatto non coprono nemmeno l’incremento dell’inflazione, si traducano in aumenti del canone per chi oggi beneficia di un alloggio sociale o addirittura in un superamento della soglia dello 0,34% di Icef che garantisce il mantenimento della casa Itea.

«Daldoss ha mostrato apertura a riguardo - spiegano i sindacati - adesso va fatto il passo concreto per garantire equità». Altro tema affrontato è stato quello dell’integrazione del canone per le famiglie che avrebbero diritto all’alloggio ma siccome non esistono abbastanza appartamenti ricevono circa 300 euro al mese per integrare il loro affitto.

«Siccome la Provincia riesce a dare risposta solo al 50% degli aventi diritto - continua Grosselli - ha proposto di concedere l’integrazione del canone, a rotazione per due anni bloccandolo poi per un anno. Così da andare ad aiutare tutti. Ma su questo siamo molto contrari perché ovviamente quelli che finirebbero per essere più penalizzati sarebbero i più poveri che per un anno rimarrebbero senza sostegno».

Una soluzione potrebbe essere quella di costruire nuovi alloggi Itea. «Ma la Provincia ha detto che per due anni non si apriranno nuovi cantieri - prosegue la Cgil - e allora noi chiediamo che vengano almeno rimessi in circuito gli alloggi di risulta, quelli che si liberano da altri ex inquilini Itea.

L’anno scorso erano 1.223 (due anni fa 1.025 dunque si è sempre sull’ordine del migliaio ndr) e i nuclei familiari che hanno diritto a un alloggio e non lo ricevono sono 3.959. Questi appartamenti vengono tenuti fermi perché spesso sono liberati dopo molti anni e necessitano di interventi di restauro e riqualificazione.

Chiediamo all’amministrazione di realizzare questi lavori con maggiore tempestività e Daldoss ci ha assicurato che entro la fine del 2016 ne “restituirà” circa 700». Il giudizio dei sindacati, dunque, resta sospeso in attesa di vedere i primi provvedimenti.













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