Indennità, il taglio può attendere

I capigruppo in Consiglio regionale non si mettono d'accordo e rinviano


Ubaldo Cordellini


TRENTO. Se fosse stato un conclave, si sarebbe usata la trita definizione di fumata grigia. Ma siccome si tratta della riunione dei capigruppo regionali che doveva affrontare il tema del taglio delle indennità dei nostri politici, si può tranquillamente parlare di ennesimo rinvio. La riunione è durata per più di due ore e dalle porte a vetri del palazzo del Consiglio regionale progettato da Adalberto Libera si sentiva soprattutto la voce di Donato Seppi di Unitalia che ha quasi monopolizzato il dibattito.

Alla fine, si è deciso che la presidente Thaler dovrà elaborare una proposta di taglio dopo la riunione di tutti i presidenti dei consigli regionali italiani, martedì 13 settembre. Per allora si spera che ci sia anche una versione più o meno definitiva della Finanziaria che dica una parola chiara sui tagli ai costi della politica. Così i capigruppo del Consiglio regionale sperano che sia Roma a decidere per loro o, quantomeno, a dare una linea.

La riunione, del resto, ha confermato la sostanziale incapacità dei consiglieri di tagliarsi le paghe in maniera chiara e netta. Nelle due ore e oltre di discussione se ne sono sentite di tutti i colori. In molti hanno spaccato il capello quattro alla ricerca di motivi per non ridursi le paghe. Altri hanno sfoggiato una particolare abilità in un esercizio politico di moda a livello nazionale, il cosiddetto benaltrismo, ovvero il sostenere che i problemi veri sono altri.

Donato Seppi di Unitalia ha detto che non ci deve essere nessun taglio alle indennità finché non saranno equiparati i fondi per i gruppi tra Trento e Bolzano. In Alto Adige, infatti, i dipendenti dei gruppi se li pagano direttamente i consiglieri con i fondi per l'attività politica, in Trentino, invece, i dipendenti li paga generosamente il Consiglio. E questo comporta una maggiore spesa di oltre un milione all'anno. Così Seppi ha avanzato una proposta bizzarra: un fondo nel quale i consiglieri versano su base volontaria quello che vogliono.

Il capogruppo dei Verdi Hans Heiss, al contrario, ha ribadito la richiesta di una riduzione significativa. A inizio legislatura i Verdi avevano proposto addirittura una riduzione del 20 per cento. Roland Tinkhauser, capogruppo dei Freiheitlichen, invece ha sostenuto che il tema va affrontato separatamente nei due consigli provinciali. La cosa viene vista come il fumo negli occhi dai consiglieri trentini che guardano a questa proposta come un cavallo di Troia verso la definitiva morte della Regione, che pure sta in piedi per miracolo.

Rodolfo Borga del Pdl, invece, ha detto che, di questo passo, la politica potranno farla solo i pensionati e i benestanti. Borga ha portato la sua esperienza di avvocato che deve trascurare lo studio per gli anni del mandato e che, quindi, avrà una perdita economica dall'impegno politico.

Giorgio Lunelli dell'Upt ha continuato a navigare di conserva dichiarandosi favorevole ai tagli, ma senza specificare di quali tagli parli. Franca Penasa della Lega ha ricordato che i consiglieri del suo partito già si tassano in maniera pesante, visto che danno 2.420 euro al partito, che del resto già gode di generosi rimborsi elettorali di un euro a voto. La Penasa, però, ha ribadito la proposta del Carroccio di tagliare il 10 per cento dell'indennità base, che ammonta a 10.600 euro.

Mauro Ottobre del Patt ha portato la proposta del suo partito di un taglio del 10 per cento di tutti gli istituti dello stipendio dei consiglieri e di un'equivalente riduzione per i dirigenti delle società controllate dalla Provincia. Per il Patt deve anche essere eliminata la tessera gratis dell'A22.

Luca Zeni del Pd ha ribadito la richiesta di tagli del 10 per cento su tutta l'indennità, diaria compresa, e di riduzione delle spese per i gruppi consiliari. La Thaler alla fine era esausta: «Non è mica così semplice tagliare. Bisogna trovare il modo e mettere d'accordo tutti. Però lo faremo. Tutti sono d'accordo a dare un contributo in un momento di crisi come questo». Così, visto che non è facile, se ne parla dopo il 13.













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