Indennità, il Patt suona la sveglia

Rossi ai capigruppo: «Se non si trova una soluzione a breve, faremo da soli»


Jacopo Tomasi


TRENTO. Sui tagli alle indennità il Patt suona la sveglia. Mentre i capigruppo in consiglio provinciale nicchiano, il segretario Ugo Rossi è chiaro. «O si trova un accordo su una proposta condivisa in tempi brevi, oppure noi andremo per la nostra strada presentando un disegno di legge in consiglio regionale». Una sorta di ultimatum ai capigruppo che torneranno a riunirsi a breve. Ma più che uno strappo, quello del Patt è un appello accorato affinché la politica di casa nostra riesca a «dare un segnale forte ai cittadini che - continua Rossi - al giorno d'oggi percepiscono certe cose come non corrette».

Segretario Rossi, voi del Patt siete stati i primi a presentare una proposta concreta sui tagli ai costi della politica trentina. Ora, però, i capigruppo nicchiano. Sembrano quasi giocare a nascondino. Allungano i tempi. Che idea s'è fatto della situazione?
Francamente non ho notato tutti questi rinvii. Da quando s'è iniziato a parlare di questa faccenda non sono passati poi tanti mesi e credo ci sia ancora tempo per fare in fretta. Ci sono stati alcuni incontri dei capigruppo, siamo disposti ad attenderne altri per vedere se si riesce a convergere su una proposta unica, ma se non accade in tempi brevi procederemo in maniera autonoma...

Sta suonando la sveglia agli altri partiti?
Non direi. Certo, noi siamo sempre stati chiari su questo tema: bisogna arrivare ad una decisione concreta sui tagli alle indennità. Sappiamo benissimo che è meglio procedere assieme e sono convinto che i capigruppo sapranno trovare un'intesa nei prossimi incontri. È necessario, però, che non passi troppo tempo. È giusto che ci sia un confronto sulle diverse proposte e si trovi una quadratura del cerchio, ma non bisogna andare oltre certi limiti.

Se non ci sarà un accordo, come Patt presenterete un disegno di legge coi vostri 9 punti?
Certo. La competenza è del consiglio regionale e presenteremo un disegno di legge in quella sede.

Nella vostra proposta, oltre ai tagli alle indennità chiesti dal Trentino, si parla anche di tagli ai rimborsi e ad altre spese. Andrete avanti anche su questo?
Sì, lo ritengo necessario. Ci sono alcune voci, come i rimborsi chilometrici, che è giusto togliere. Io stesso ho già rinunciato. Come sulle indennità: in un periodo difficile come questo, dobbiamo dare un segnale. La gente non capisce perché io debba godere di rimborsi e indennità e loro no. Dobbiamo avere la consapevolezza che, al giorno d'oggi, alcune cose i cittadini le percepiscono come non corrette. E quindi dobbiamo correggerle.

Basta ai privilegi...
Non so, chiamateli come volete...

Basta agli sprechi della politica...
Sono due discorsi diversi. In generale, comunque, bisogna spendere meglio ed essere più attenti alla spesa pubblica. Questo è un discorso più ampio e più complesso rispetto ai tagli alle indennità, che va messo in campo con un indirizzo politico chiaro nell'ambito della manovra di bilancio.

Per ridurre i costi si parla anche di accorpare alcuni piccoli Comuni. Sarebbe d'accordo?
Le spese della politica e i Comuni non c'entrano nulla. Non bisogna fare di tutta l'erba un fascio. In ogni caso, visto che si va verso il conferimento di alcune competenze alle Comunità di valle, se alcuni Comuni dovessero esprimere la volontà di aggregarsi o fondersi, benvenga. Ma deve venire dal basso.

C'è chi dice: va ridotto il numero dei consiglieri.
Non è limitando la rappresentanza politica che si producono risparmi.

Non si può, però, solo tagliare. Servono misure per sviluppo e crescita. Il Trentino che ricetta può mettere in campo?
È evidente che anche noi dobbiamo e possiamo crescere di più. Per questo bisogna sostenere le imprese e pensare anche a sgravi fiscali per le realtà locali che reinvestono sul territorio. È necessario un salto culturale: per superare la crisi dobbiamo tutti lavorare di più, a partire dai politici. Bisogna velocizzare e sburocratizzare la pubblica amministrazione. E tendere la mano alle aziende che sorgono in periferia.













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