Indennità, il giorno del grande imbarazzo

Ossanna: «Prima voglio parlare con Widmann». Dorigatti: «Tra i trentini nessuno vuole aumentarle». Manica: la riforma va applicata senza trucchi


di Chiara Bert


TRENTO. «Penso che nessuno dei consiglieri trentini abbia in mente un aumento delle indennità, per la diffusa consapevolezza della difficile situazione economico-sociale. La mia opinione è che, se in autunno il referendum approvasse definitivamente la riforma costituzionale, il nostro dovere sia quello di applicarla senza interpretazioni che sarebbero di difficile comprensione e giustificazione». Così il presidente del consiglio provinciale Bruno Dorigatti (Pd) prova ad allontanare l’ipotesi che l’applicazione della riforma costituzionale (che stabilisce che l’indennità dei consiglieri regionali non possa superare quella del sindaco del Comune capoluogo di Regione) finisca per aggirare la riforma stessa grazie al seguente artificio: prendere a riferimento non l’indennità del sindaco di Trento (che è il Comune capoluogo di Regione, 8.771 euro lordi, circa 5 mila netti, 500 euro in meno di quanto guadagnano oggi i consiglieri regionali) bensì la media tra le indennità dei sindaci di Trento e Bolzano. E visto che il sindaco di Bolzano di euro al mese ne guadagna 12.380, il risultato è che i consiglieri arriverebbero a 10.575 euro, ovvero circa 6 mila euro al mese. Vale a dire 500 in più di oggi.

Come prevedibile, l’ipotesi avvalorata dagli uffici regionali e comunicata all’Ufficio di presidenza del consiglio regionale (Trentino di ieri, ndr), il giorno dopo non trova paternità. Le reazioni dei diretti interessati oscillano tra il grande imbarazzo e la presa di distanza. I trentini, a microfono spento, addossano agli altoatesini l’interpretazione col trucco della riforma per non arretrare ancora dopo i tagli imposti da Monti.

Irraggiungibile il nuovo presidente del consiglio regionale Thomas Widmann (Svp), che si trova all’estero, il vicepresidente Lorenzo Ossanna, che è anche capogruppo del Patt, si tiene ben alla larga dai commenti: «Preferisco non rilasciare dichiarazioni perché il presidente del consiglio Thomas Widmann è all’estero fino alla prossima settimana e prima voglio confrontarmi con lui e se necessario con l’Ufficio di presidenza. Non c’è una posizione. Meglio aspettare». No comment anche da Pietro De Godenz (Upt), membro dell’Ufficio di presidenza: «Parla il presidente, io non ho mai parlato e non inizierò oggi a farlo. Non abbiamo ancora preso decisioni e quando ci saranno le comunicheremo. Per quanto mi riguarda abbiamo un compenso giusto e non c’è volontà di aumentarlo».

Nel Pd la linea è: le indennità non si aumentano. «Apprendo della notizia dal giornale - dice il capogruppo Alessio Manica - io sapevo che la riforma Renzi aggancia i consiglieri regionali al sindaco del capoluogo, che è Trento. Non so da dove nasca questa interpretazione della media con Bolzano. Se passa la riforma, va applicata senza trucco né inganno». Manica ricorda che in aula approderà anche la legge di iniziativa popolare delle Acli per ridurre ancora l’indennità dei consiglieri, da 9800 a 7500 euro lordi: «Io ho delle perplessità sulla proposta ma non credo sia possibile cassarla tout court. E sono disponibile a ragionare di nuovo sullo status di consigliere, senza interventi spot come quello sulle pensioni dove è pur vero che nel 2014 si è commesso un errore sulla tassazione dei contributi che crea una disparità». Per Giampiero Passamani, capogruppo Upt, «non servono aumenti, senza ombra di dubbio, andrebbe contro ogni logica in questo momento. Io sono convinto che la riforma che abbiamo approvato nel 2014 sulle indennità vada bene». E aggiunge: «Lo stimolo per un consigliere non può essere lo stipendio, ma bisogna stare anche attenti a non abbassare troppo l’asticella e a non fare demagogia». Dalle fila dell’opposizione, Claudio Cia affida a Facebook il suo commento: «La politica troppo ingorda beffa il popolo che rappresenta e così facendo sarà sempre più delegittimata e vista come privilegio di pochi». «Non facciamoci del male. L’ipotesi di cui si parla non può che giustificare ulteriormente l’antipolitica. Del resto finché le retribuzioni dei politici le stabiliranno i politici, questi saranno gli effetti collaterali».

Anche Dorigatti pensa che «sarebbe meglio se a stabilire i compensi dei politici fosse un comitato nazionale esterno». Poi ricorda che «il Trentino ha applicato da subito il decreto del 2013 e si è posto come una delle realtà più virtuose a livello nazionale. I costi della politica si sono notevolmente ridotti, abbiamo tagliato le spese di funzionamento dei gruppi, per il personale, cancellato il fondo consulenze e i rimborsi per i viaggi per mandato politico, ridotto le indennità di carica dell’Ufficio di presidenza. Cominciamo con il far applicare quei vincoli a tutti, Bolzano compreso». Dove il disegno di legge per ridurre le indennità della è ancora fermo: Kompatscher guadagna 19.600 euro lordi al mese contro i 13.800 del governatore trentino Ugo Rossi.













Scuola & Ricerca

In primo piano