In Trentino una clinica per i malati del gioco d'azzardo
Possibile un accordo politico e sanitario con la struttura di Bressanone
TRENTO. Dopo i dati allarmanti che vedono il Trentino ai vertici del gioco d'azzardo e dei suoi abusi, qualcosa forse si muove. Non solo a Trento, dove è arrivata in aula la proposta bipartisan con prima firmataria Eleonora Angeli che propone un pacchetto completo per la prevenzione dai rischi connesso ad un abuso di slot machines, ma anche altri centri hanno deciso di muoversi. Rovereto ad esempio ha già approvato una mozione (identica a quella presentata nel capoluogo), mentre ora a breve si muoverà anche la Comunità di Fiemme. Ma nell'aria c'è anche la possibilità di altri accordi ad alto livello. Del resto, le recenti iniziative intraprese dall'associazione Ama sugli aspetti patologici legati al gioco d'azzardo e i dati ufficiali pubblicati dal Trentino, mostrano come nella nostra provincia si possa stimare l'esistenza di circa 15 mila persone che sono malate di gioco. E che ogni mese in regione vengono bruciati 68 milioni di euro. E bisogna anche dire che sul fronte della lotta agli abusi e alla patologia da gioco d'azzardo il Trentino, fino a questo momento, non è stato particolarmente attento: la vicina Bolzano ha preparato già da tempo un piano che però è stato impugnato dalla Corte costituzionale. Ma anche in molti comuni del centro Nord come Genova, Varese, Padova, Livorno, Prato ed Empoli esistono ordinanze anti-slot. Con esiti, incerti, va detto. Del resto «per lo Stato il gioco d'azzardo vale 9,9 miliardi di euro e rappresenta la terza entrata in assoluto» spiega Eleonora Angeli, che fa in questo modo capire come le voraci casse romane guardino con benevolenza a questi strumenti e siano poco propense a norme restrittive. La via trentina alla lotta al gioco patologico punta invece tutto sulla prevenzione, visto che in quest'ambito le competenze sono statali: la scottatura presa dall'Alto Adige in tal senso è eloquente. Sul fronte della cura dei malati, però, la situazione può essere ovviamente gestita dagli enti locali. Così appare interessante scoprire che proprio nella vicina Bressanone già esiste una clinica pubblica che si occupa di malati da gioco: si tratta della casa di cura Bad Bachgart gestita dalla Provincia, che propone a tutti coloro abbiano problemi di dipendenze e di problemi comportamentali (dall'alcol ai farmaci) proposte terapeutiche avanzate. E attorno a questa clinica verte la proposta di un accordo politico fra l'assessore alla sanità trentino Ugo Rossi e quello di Bolzano Richard Theiner. L'idea è arrivata proprio da Bad Bachgart e il fine sarebbe quello di riservare posti letto a trentini colpiti da patologie da gioco e che abbiano necessità di un trattamento. Si tratta di una proposta che, tra l'altro, avrebbe finalità scientifiche: le terapie di gruppo hanno infatti bisogno di parlanti la stessa lingua, cosa questa che per il gruppo linguistico italiano altoatesino non sempre è possibile. Bisogna però pure dire che sulla scrivania di Rossi stanno anche altre possibilità per affrontare la questione gioco d'azzardo: la riorganizzazione in atto dell'Azienda sanitaria dovrebbe prevedere infatti che il Sert cominciasse a tenere in considerazione anche le cosiddette "nuove dipendenze", come in buona parte ha già fatto prendendosi cura di circa 40 casi di dipendenza da gioco conclamati. E' ormai assodato che la "febbre da gioco" è una vera e propria malattia che ha bisogno di essere affrontata con un adeguato trattamento, come servizi di day hospital specifici, programmi intensivi e di mantenimento per evitare ricadute sempre possibili, data anche la diffusione capillare delle "tentazioni". «E' da escludere, invece, l'idea di costruire una clinica in Trentino: le ristrettezze economiche non lo consentono» spiega la consigliera Angeli. Qualunque siano le decisioni che i politici prenderanno, comunque, c'è da sperare che questa sia la volta buona per arrivare ad avere anche in Trentino degli strumenti adeguati a contrastare un fenomeno che fa spendere ad ogni trentino 800 euro all'anno.
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