Il Trentino vuole bloccare l'ingresso di lavoratori extracomunitari
«Bisogna ridurre il più possibile se non bloccare la richiesta di quote per i lavoratori immigrati per il 2011. Abbiamo troppi stranieri disoccupati». L'assessore dice che non è razzismo ma buon senso
TRENTO. «Bisogna ridurre il più possibile se non bloccare la richiesta di quote per i lavoratori immigrati per il 2011. Abbiamo troppi stranieri disoccupati». L’assessore provinciale alle politiche sociali Ugo Rossi ha animato la seduta della giunta provinciale con una richiesta controcorrente: quella di limitare la richiesta al governo di nuovi ingressi di lavoratori immigrati per il Trentino. L’assessore spiega che il suo non è razzismo, ma semplice buon senso: «Finora abbiamo sempre tenuto conto delle richieste degli imprenditori, ma io invito tutta la giunta a tener presente anche altri dati. Primo tra tutti quello riguardante il reddito di garanzia. Abbiamo 2.500 stranieri che prendono il reddito di garanzia perché sono disoccupati. Per questo motivo non possiamo permetterci di chiamare altri lavoratori immigrati. Ne abbiamo già tanti senza un lavoro. Prima di chiamarne altri troviamo il lavoro a loro».
Per Rossi la crisi ha cambiato molte cose e anche il fabbisogno di manodopera straniera. C’è meno lavoro e quello che c’è deve essere destinato ai trentini e agli stranieri già presenti sul territorio: «Il mio non è razzismo. Anzi. Per prima cosa penso a quegli stranieri che sono qui da noi, ma hanno perso il lavoro. Non si tratta mica di gente che sta qui a far niente. Sono lavoratori rimasti disoccupati. Sono 2.500. Una cifra piuttosto alta. E dobbiamo tener conto che ci sono altri 2.500 disoccupati italiani che percepiscono il reddito di garanzia. In tutto si tratta di 5 mila persone che non hanno un lavoro e che hanno bisogno dell’aiuto della Provincia per arrivare a fine mese. In questa situazione far arrivare dall’estero altra gente non ha senso. Servirebbe soltanto ad aumentare i disoccupati a lungo andare».
Rossi vuol sgombrare il campo da equivoci: «Dobbiamo incrociare le richieste degli imprenditori con le capacità dei disoccupati. Sono convinto che in questo modo ridurremo al massimo le quote di immigrati. La giunta provinciale deve presentare la richiesta di quote di lavoratori immigrati a gennaio e io ho posto il problema perché dobbiamo guardare in faccia alla realtà. La crisi ha colpito duro e non possiamo agire come in tempi di prosperità».
Insomma, bisogna fare i conti con quel poco che si ha. Rossi spiega che i dati sul reddito di garanzia sono chiari: «La Provincia riconosce il reddito di garanzia a 12 mila persone. Tra queste, 5 mila sono le persone che hanno perso il lavoro. Gli altri invece o non possono lavorare e non hanno altre fonti di reddito oppure non hanno trovato lavoro». Una situazione drammatica, considerando che il reddito di garanzia interviene quando le entrate sono proprio scarse. Infatti, il reddito di garanzia è un’integrazione che permette a chi ne beneficia di arrivare a 6.500 euro all’anno. Insomma il minimo vitale in Trentino.
Rossi riconosce che sarà difficile bloccare il flusso di immigrazione, dal momento che c’è bisogno di alcune professionalità che non sono presenti in numero sufficiente sul territorio provinciale, ma chiede anche di ridurre al minimo gli ingressi: «Avere troppi immigrati senza lavoro aumenterebbe le tensioni sociali e porterebbe notevoli problemi. Quindi meglio prevenire».
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