Il testamento di Quintino: «Niente preti e lacrime per me»
TRENTO. Un testamento che egli stesso ha definito «ideologico-morale» in cui - in sette capoversi manoscritti - indica con impeccabile precisione non solo il comportamento da seguire al suo funerale,...
TRENTO. Un testamento che egli stesso ha definito «ideologico-morale» in cui - in sette capoversi manoscritti - indica con impeccabile precisione non solo il comportamento da seguire al suo funerale, ma al quale affida l’essenza stessa del suo pensiero, la filosofia di una vita trascorsa senza chiedere aiuto a nessuno, nell’anarchica convinzione che la “madre terra” sia forse l’unica vera entità alla quale ispirarsi.
Quintino Corradini, il «partigiano eremita», morto due giorni fa nella sua baita isolata in val di Fiemme, aveva affidato all’Anpi le sue ultime volontà che ora - grazie al presidente Mario Cossali - vengono rese pubbliche. E restituiscono l’immagine di un uomo d’altri tempi, fiero e coerente fino all’ultimo con il suo credo interiore e una forza d’animo - lui che combattè l’invasore - rimasta salda e coriacea nonostante l’età.
Il testamento porta la data della Pasqua 1993 ed è stato redatto ad Arodolo, nella sua amata val di Fiemme. In calce al documento la sua firma - «Corradini Quintino, “fagioli”» - e un timbro in ceralacca. Eccolo.
«Quando il cuore stanco ncesserà di scandire il mio tempo, e marionetta dai fili recisi cadrò, non voglio lacrime».
«Quando verrò disteso sull’ultimo giaciglio, esposto all’ipocrita pietà, non voglio preti, cori e preghiere».
«Quando verrò offerto alle fiamme purificatrici non voglio lacrime e tardivi rimpianti. Voglio un canto anarchico».
«Sull’urna amica che avrà le poche ceneri raccolte sulla griglia, non voglio epigrafi, non voglio fiori».
«I fiori gradito omaggio ai vivi appassirebbero inutili sull’urna. Siano offerti augurio di speranza alle donne in triste solitudine».
«Se la società bigotta un giorno lo consentirà, le ceneri siano date al vento. Da un granello sulla madre terra sboccerà un fiore».
«E l’essenza del mio pensiero sia l’esile fil di fumo passato per il camino, dono della mia vita al misterioso contesto dell’universo».