Il Museo storico «sdogana» i filmini porno amatoriali
Alle Gallerie di Piedicastello un seminario sul fenomeno Immagini caste, pubblico scarso e tanta noia in sala
TRENTO. «Noiosissimo». D'altronde, che altro potrà mai essere il cinema porno, pure quello amatoriale? Parola di scienziato, di chi studia l'argomento giorno e notte e appunti ne ha presi parecchi, siti ne conosce a bizzeffe per motivi accademici e che sull'argomento ci farà un saggio, si presuppone corposo. Come la relazione che Federico Zecca, dell'università di Udine, aveva preparato per il seminario sui filmini di famiglia andato in scena ieri pomeriggio alle Gallerie di Piedicastello. Convegno più che mai puntiglioso, di quelli seri e analitici, promosso dalla Fondazione Museo storico del Trentino che in conclusione, sul calar della sera, ha messo in cattedra l'esperto del porno amatoriale, “sdoganandolo”, de facto. Ovviamente a livello scientifico, ci mancherebbe. Slide con immagini caste più che mai, tanto da far capire di cosa si parli. Federico Zecca, che prima di “passare” al cineporno saggi sulla settima arte ne ha scritti diversi, preferisce non dar corso alla lettura - «ampia», a suo dire - e sceglie di andare a braccio. L'atmosfera si addice, informale, poca gente in sala. Per tracciare grafici e diagrammi, augurandosi di non «abbassare il livello del seminario». Lo spirito, almeno quello, non manca. Anche se i «problemi» sono tanti, fin dalla letteratura scientifica sull'argomento, che è parecchia ma che, da quanto si capisce, finora ha fatto solo confusione o comunque non è riuscita a trovare uno spazio significativo per il porno amatoriale, fatto da quelli che - marito e moglie, ragazzo e ragazza, fidanzata e fidanzato che siano - si mettono in Rete, autoprodotti e a costo zero, prestazioni sessuali in primo piano.
Mica da ridere, capire le differenze tra porno mainstream con in campo attore e attrici professionisti e amatoriale. Roba faticosa. Almeno così dimostra il professore. Perché, insomma, a volte si può essere tratti in inganno e quelli che sembrano coniugi per davvero non sono che fasulli marito e moglie, attori sgamati. Saranno le richieste del mercato o che altro, sta di fatto, è sempre l'esperto che parla, che capirci qualcosa per davvero mica è semplice. «E certezza, forse, non ci potrà mai essere», chiosa Zecca. Che comunque, da scienziato qual è, ha controllato e verificato le fonti, scandito le forme, analizzato i contenuti, comparato sceneggiature, pose e modelli. Un bel guazzabuglio, un ginepraio.
D'altronde, il tema della lectio già pone dei dubbi, non porta certezze, lascia indefinito il campo, aperto a chissà quali approfondimenti: “Due o tre cose che (non) so sul porno amatoriale”. Da non dormirci la notte. Tra “Videos”, “Wifey's World”, “Brazzers” e chissà quanti altri, siti porno di cui è piena la Rete. Per concludere che sì, insomma, bisognerà pur studiarlo sto porno, pure quello amatoriale, per capire la sessualità e le sue componenti autorappresentative anche se i suoi modelli espressivi paiono poverelli, sempre quelli. Che, fuor di metafora, altro non vuol dire che la fantasia latita a più non posso, si tratti di mainstream come di famigliare. Che altro dire? Sarà pure “noiosissimo” il porno. Per stare all'incipit. Ma pure l'esegesi non scherza.