IL DELITTO DI SAN SILVESTRO «Grida prima dell'omicidio»
La testimonianza dei condomini: in quella casa un litigio violento
TRENTO. Non fosse per quel dettaglio, sembrerebbe un condominio come tanti altri. Dove nella frenesia della vita di oggi si fa fatica ad associare un nome ad una faccia e le relazioni spesso si risolvono con la liturgia spenta del «buongiorno» e «buonasera». Eppure, in fondo al corridoio del secondo piano, quello zerbino non passa inosservato. Non il solito zerbino marrone, ma un panno - questo il dettaglio che lo distingue dall'anonimato - con sopra incise due immagini famose di una delle icone erotiche della storia moderna: quella di Marilyn Monroe.
È il biglietto da visita dell'appartamento dove viveva Sara, la giovane colombiana brutalmente assassinato la sera di Capodanno. Involontari protagonisti di questa notte di sangue, una giovane coppia che vive al terzo piano, Manuela Borghese e Filippo Giovanazzi: «Eravamo all'aperitivo della cena di fine anno, erano quasi le 20 e i vigili del fuoco hanno suonato alla nostra porta - spiegano i due, che a breve diventeranno genitori della loro primogenita - volevano guardare dal nostro balcone per capire come entrare in quello della ragazza, che si trova sotto il nostro, ma un po' più spostato».
Individuato l'obiettivo - sul retro dell'edificio - i pompieri hanno sfondato tapparella e vetro della porta del balcone, trovandosi di fronte la giovane agonizzante. In precedenza, verso le 19, Manuela e Filippo hanno sentito dei rumori forti, forse le avvisaglie della tragedia che si sarebbe consumata di là a poco: «Urla, poi rumore di stoviglie rotte per terra». Un litigio acceso. Niente di così grave, però, da far pensare ad un omicidio. «La ragazza? Sì, la vedevamo, soprattutto nel piazzale fuori del condominio. Francamente non eravamo neppure sicuri che vivesse qui. Qualche volta dal posteggio - racconta ancora la giovane coppia - abbiamo visto affacciarsi dal balcone anche un bambino».
In quel condominio - in fondo - non c'era niente di strano. Se nell'appartamento teatro del dramma davvero le ragazze si prostituivano, non davano fastidio a nessuno. Nessun rumore o via vai molesto, assicurano i vicini. Al massimo, in quel condominio, c'era un certo turn over in alcuni appartamenti. Ma di questi tempi non è certo un fenomeno sospetto: «Che cambiavano spesso residenti in quell'appartamento - racconta una signora che vive al primo piano - lo capivo dal fatto che sulla cassetta delle lettere c'erano nomi sempre diversi». «Qui nessuno conosce nessuno, è un condominio di fantasmi - assicura Altin Zefi - problemi di vicinato seri non ce ne sono mai stati». Zefi dell'orrore consumato ad una rampa di scale dal suo appartamento non sapeva nulla: «Ero in val di Sole a festeggiare, sono rientrato questa mattina alle 5 e non ho visto niente di strano».
Chi ha saputo subito della tragedia è invece Malgorzata Kozmiska, origini polacche, ma cittadina italiana: «Ero sul balcone a fumare una sigaretta e ho visto vigili del fuoco e ambulanza arrivare - racconta - all'inizio però ho semplicemente pensato che qualcuno stesse male, non certo ad un omicidio, come si è poi scoperto». Anche la donna conferma che la vita nel condominio è sempre stata relativamente tranquilla: «Qui sono pochi i proprietari di casa, io sono la più "vecchia", ci abito da una quindicina d'anni, da quando ho comprato casa. Ma molti appartamenti cambiano spesso affittuari, c'è parecchio giro».
La signora Kozmiska spiega che - sì - si era resa conto che nei locali della tragedia c'era un certo movimento: «Sapevo che lì si prostituivano, ma non davano alcun fastidio», conclude la donna. Ha involontariamente incrociato la scena della tragedia anche Antonio Marchi: «Io non abito qui - spiega Marchi - ma ieri sera (sabato per chi legge ndr), dopo aver cenato in compagnia di due amiche, le ho accompagnate a casa. Quando siamo arrivati abbiamo visto le auto delle forze dell'ordine e poi si è scoperto cos'era accaduto. Per quel che ne so io - conclude Marchi - è sempre stato un posto molto tranquillo».