l’inchiesta

I bus milionari a idrogeno parcheggiati tra le ruspe a Rovereto

Costati tre milioni di euro, i pulmini a idrogeno della Provincia sono in un capanno di Rovereto in mezzo a materiali edili


di Luca Pianesi


TRENTO. Se possedeste una fuoriserie, per esempio una fiammante Ferrari, dove la terreste? Probabilmente nel vostro miglior garage; quanto meno in un parcheggio coperto, al sicuro da graffi, furti, polveri e pericoli di qualsiasi natura. E se invece di una Ferrari foste proprietari di un veicolo che, da solo, ne vale sette e del miglior tipo?

Il luogo ideale non potrebbe che essere una specie di bunker, un salottino adibito a parcheggio dove magari invitare amici e conoscenti per mostrargli il prezioso gioiellino. Lo terreste a lucido e poi, di tanto in tanto, lo usereste per non farlo rovinare dal tempo. Questo voi. La Provincia e Trentino Trasporti, invece, evidentemente, l’hanno pensata diversamente.

Vi ricordate i due pulmini a idrogeno voluti dalla Pat per farne bella mostra nel 2013 ai Mondiali di sci in Val di Fiemme? Sì, quei due piccoli bus (da 16 posti più autista l’uno) costati ai contribuenti la bellezza di 1,5 milioni di euro l’uno (l’equivalente di 35 mezzi identici a loro, ecologici, ma a metano) fatti realizzare a una ditta della Valsugana (la Dolomitech Srl che ad oggi sul suo sito internet ha le “news” ferme a quel 2013 e come prodotto fatto e finito presenta essenzialmente solo la foto del pulmino realizzato per i Mondiali).

Ebbene ecco il “salottino” dove l’amministrazione ha scelto di conservare (ma forse sarebbe meglio dire nascondere) questi autentici gioiellini: un capannone di Rovereto, adibito a deposito di materiali edili. Un edificio di proprietà di Trentino trasporti ma ben nascosto agli occhi di tutti i dipendenti dell’azienda perché separato dalla struttura principale della società di trasporti (gli uffici/deposito/officina di via del Macello) da un muro.

Un capanno del quale in azienda si vocifera da tempo ma inaccessibile a tutti perché da anni utilizzato per scopi “esterni” al trasporto pubblico e dato in affitto a privati. E infatti l’area, spesso ospita anche un camper, certamente non di proprietà di Trentino trasporti. All’interno ci sono betoniere, impalcature, materiali edili di ogni tipo dalle assi di legno alle transenne. Addirittura una ruspetta è parcheggiata a fianco al pulmino da 1,5 milioni di euro e poi c’è un furgoncino, utilizzato evidentemente per lavori di cantiere, un piccolo trattore, sacchi di cemento e altri materiali edili.

Da gennaio sapevamo che i due pulmini dalla Val di Fiemme erano stati trasferiti a Rovereto. E da gennaio c’erano giunte segnalazioni in merito a quel misterioso capanno. Nelle scorse settimane siamo riusciti a documentare la loro presenza in via del Macello e le dita di polvere depositate sopra il vetro, sulla carrozzeria e sulle ruote di uno dei mezzi stanno lì a dirci che effettivamente, il pulmino non si muove da mesi.

Quando poi, negli scorsi giorni, ci siamo recati nuovamente in via del Macello per compiere un’ulteriore verifica due ore dopo, in serata, in redazione abbiamo ricevuto la telefonata dell’assessore ai trasporti di Rovereto Carlo Plotegher che ci diceva che eravamo stati «beccati» fuori dal capanno di via al Macello e ci chiedeva cosa stessimo facendo. Evidentemente la nostra presenza intorno alle strutture di Trentino trasporti era stata subito segnalata all’assessore (nemmeno fosse il responsabile dell’azienda per l’area di Rovereto).

Pochi giorni fa, però, l’ennesimo colpo di scena: da noi interrogato proprio sulla presenza dei pulmini a idrogeno nella sua città lo stesso Plotegher ci rispondeva lapidario: «Non ne so niente, di questo onestamente non so nulla», rendendo ancor più fitto il mistero.

I pulmini sono da mesi in quel capanno di Rovereto, tra sbarre e ruspette, camper di non si sa bene chi e furgoncini, abbandonati alla polvere e il tutto all’insaputa dello stesso assessore ai trasporti di Rovereto. Un assessore che è perfettamente informato su quello che succede attorno ai capanni di Trentino trasporti ma non sa che i pulmini più costosi (e strategici) della storia dei trasporti pubblici trentini sono nella sua città.













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