Hanno tirato il collo all’oca da Guinness

Il Comune: «Era marcia e cadente». Malossini delle Vigiliane: «Lo scheletro era di ferro. L’avremmo rifatta a nostre spese»


di Luca Marognoli


TRENTO. Ha fatto una brutta fine l’oca gigante di piazza Dante entrata nel Guinness dei primati, 6 anni fa, come il pennuto più grande del mondo. Era vecchia e malconcia, dicono a Palazzo Thun, che senza pensarci troppo ha deciso di tirare il collo alla “bestiola”, alta 7 metri e mezzo e lunga 7 e 50. «L’abbiamo tolta già da qualche mese», dice l’assessore Italo Gilmozzi. «Era deteriorata e non si reggeva più. Risaliva alle Vigiliane di anni addietro. Abbiamo dovuto smaltirla».

In Comune spiegano che avrebbe dovuto restare lì solo un anno e che quindi ha avuto una vita assai lunga, grazie alle sue dimensioni imponenti, all’eco del Guinness e al gradimento popolare, ma anche alla grande simpatia che l’ex sindaco Alberto Pacher nutriva nei suoi confronti. L’occasione del cantiere per il rifacimento della piazza ha offerto l’occasione per toglierla di mezzo, forse per il desiderio di offrire alla città uno spazio completamente rinnovato.

Ma se a Palazzo Thun dicono che la sorte del pennuto era segnata perché “le piume” di bambù erano marce, c’è chi fornisce una versione diversa e a farlo non è certo l’ultimo arrivato ma qualcuno che quell’“animale” lo conosceva molto bene. Parliamo di Guido Malossini, ideatore delle Feste Vigiliane, che è sinceramente deluso dal triste destino cui è andata incontro l’installazione: «Mi dispiace molto - dice - perché era il simbolo delle Vigiliane, era inserita bene nella piazza, tanto che mai nessuno l'aveva toccata, ed era fotografata moltissimo. L'amministrazione l'ha tolta, lo so. Perché? Forse faceva troppa ombra a Dante... - sorride amaro - ma non era affatto un pugno in un occhio, anzi si intonava bene al contesto». Che stesse crollando “spiumata” sembra assai difficile, visto che - come attestano le cronache dell’epoca - aveva un robusto “scheletro” in ferro. A realizzarla era stato il Gruppo Amici Trentini di Bleggio, su progetto del geometra Enrico Weber di Trento e sotto la regia dell’artista Liberio Furlini. «Io avevo proposto di conservare il manufatto», continua Malossini. «Era l'oca più grande del mondo, ma allungando la coda e il becco di tre metri complessivi sarebbe diventato l'animale più grande. Confermo: è tutta fatta di ferro, l'avevamo comprata noi dal Mondini: bastava rivestirla di bambù e il comitato del Bleggio era disposto a rifarla. A comprare il materiale ci avremmo pensato noi delle Vigiliane e il Comune non avrebbe speso un euro».

Il progetto nacque in team: «L'artista Liberio Furlini, che era molto vicino alle Vigiliane e fu l’ideatore dei pittori di strada, propose di fare qualcosa di speciale e io lanciai l'idea dell'oca, perché era il nostro simbolo. Confrontandoci poi con Demozzi, uno dei nostri, si pensò di usare le canne di bambù».

E ora? «Non so nemmeno dove sia andata a finire l’oca», conclude sconsolato il patròn. «Peccato, perché rimangono solo quelle piccoline, senza la madre».













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