Giunte, meno donne vincono i sindaci Ora test nei Comuni
Sì al disegno di legge Borga, che ora andrà in consiglio Borgonovo e Amhof: «Non stravolgere decisioni già prese»
TRENTO. Via l’arrotondamento per eccesso che tanto aveva fatto arrabbiare molti sindaci lo scorso maggio, al momento della formazione delle giunte, quando si erano trovati per la prima volta alle prese con la norma sulla parità di genere degli esecutivi. Ovvero l’obbligo di garantire una presenza di donne almeno proporzionale a quella dei consigli.
La prima commissione legislativa del consiglio regionale, presieduta da Walter Kaswalder (Patt), giovedì ha dato il via libera - con il sì della giunta regionale attraverso l’assessore agli enti locali Josef Noggler - al disegno di legge di Rodolfo Borga (Civica Trentina) che propone ciò che i sindaci, soprattutto dei piccoli Comuni, avevano chiesto a gran voce tramite il Consiglio delle autonomie: ovvero togliere l’arrotondamento per eccesso e passare a quello matematico, all’unità inferiore in caso di cifra decimale inferiore a cinquanta, a quella superiore in caso di decimale superiore a 50.
In Alto Adige due Comuni (Cortina all'Adige e Glorenza) avevano addirittura fatto ricorso al Tar per non doversi adeguare. In Trentino il malcontento dei primi cittadini si era espresso in modi diversi, tenuto a bada dall’accorato appello del presidente del Consorzio dei Comuni Paride Gianmoena, «per ora rispettate la legge in vigore, poi proveremo a correggerla». C'è chi ha dovuto modificare lo Statuto comunale e inserire in corsa una seconda assessora (Pozza di Fassa) e chi, al contrario, ha optato per restare con la giunta a tre pur di non dover prendere un'altra assessora donna (Ossana e Cloz).
Dopo le aperture dell’assessore provinciale Carlo Daldoss, il più veloce a presentare un disegno di legge è stato Borga. E a quel testo è arrivato il sì della giunta regionale.
Dopo una lunga discussione, la commissione ha però deciso (approvando un emendamento dell’assessore Noggler concordato con Borga) di mantenere nel testo la parola «almeno» che Borga voleva togliere: sopprimendola c’era il rischio che un sindaco che volesse mettere in giunta più donne rispetto alla proporzione matematica non potesse più farlo. «Non era questo l’obiettivo», chiarisce Borga.
Non è passato invece un emendamento firmato da Donata Borgonovo Re (Pd) e Magdalena Amhof (Svp) che proponeva la non retroattività della norma. Solo 4 i voti a favore, oltre alle due consigliere quello di Mattia Civico (Pd) e Hans Heiss (Verdi). «Il messaggio voleva essere che non si devono stravolgere le decisioni già prese», spiega Borgonovo Re, «c’è chi aspetta questa nuova norma per stravolgere le giunte, non dobbiamo dare il destro a chi vuole tornare indietro».
Borga voleva sancire l’entrata in vigore immediata della norma: emendamento non approvato, ma i sindaci - che hanno il potere di revocare gli assessori - avranno la possibilità di modificare le proprie giunte sulla base della nuova legge. Il tempo dirà se effettivamente ne approfitteranno per mettere mano e rimpiazzare qualche donna con assessori uomini.
Noggler ha garantito che in aula il disegno di legge non subirà altri emendamenti. Il riferimento è al tema delle preferenze di genere, oggetto di un disegno di legge (prima firmataria Sara Ferrari) sospeso la scorsa primavera. «In caso contrario avrei fatto ostruzionismo», ha avvertito Borga. Messaggio ricevuto, il ddl sulle preferenze (firmato dalle consigliere trentine) avrà vita a sè. Con esito tutto da scrivere.
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