Giunta, Andreatta al bivio prova a «salvare» Maule

Oggi la decisione del sindaco. Due le opzioni: mini-rimpasto e deleghe a Uez e Ducati, oppure l’ingresso di Panetta (o Castelli) per blindare la legislatura


di Chiara Bert


TRENTO. Uscire dal guado (almeno provarci) con alcune modifiche alla squadra: fuori la neofita Marika Ferrari (Patt) per Lucia Coppola (Verdi), una delega consiliare per Tiziano Uez (Patt) e una per il capogruppo del Cantiere civico Massimo Ducati. Accontentarsi di 23 voti in consiglio, salvare l’assessora Chiara Maule (Cantiere) e con lei l’impronta di rinnovamento data alla sua giunta un anno fa. Di fatto, salvare anche la propria credibilità.

Oppure, ed è la seconda opzione, cedere alle pressioni, rinunciare a Maule (o al vicesindaco Paolo Biasioli, per questa ipotesi premono Pd e Patt) e far entrare in giunta Salvatore Panetta (o, in alternativa, l’ex assessore Paolo Castelli, meno inviso al sindaco), i due esponenti del Cantiere in quota Upt tenuti fuori nel 2015 e da allora saliti sull’Aventino. Garantendosi così, verosimilmente, una tranquillità dei numeri in aula e una navigazione almeno fino al 2018. Coerenza versus governabilità. È questo il dilemma che da settimane attanaglia il sindaco di Trento Alessandro Andreatta, che oggi dovrebbe sciogliere le riserve e annunciare come intende proseguire: se tenendo fede al proprio disegno originario (per quanto riveduto) o cedendo alle pressioni dei partiti che nelle ultime ore si sono fatte ancora più forti perché sia salvaguardata la tenuta della coalizione e dunque la legislatura.

Strappare o no? Chi ha incontrato negli ultimi giorni il sindaco lo descrive come umanamente lacerato. Lui, uomo di mediazione perenne per storia e formazione politica (Dc, Margherita, Pd), questa volta è tentato di non cedere a quello che considera «un ricatto» dei singoli ancor prima che dei partiti. Una scelta che significherebbe rinunciare a voti preziosi in aula ed esporsi ancora alle incursioni dei franchi tiratori. È già successo tre volte negli ultimi otto mesi e tutti sanno che un ulteriore scivolone significherebbe il ritorno alle urne.

La prima opzione, quella che Andreatta preferisce e prevede il cambio Ferrari-Coppola, più le due deleghe consiliari a Upt e Patt, potrebbe stare in piedi a una condizione: che il sindaco ottenga garanzie dal gruppo del Patt e dallo stesso Ducati, che fin qui ha tenuto un atteggiamento ondivago (fa parte del Cantiere dellaiano ma non ha mai risparmiato critiche ad Andreatta). Una blindatura che nessuno di questi tempi è in grado di garantirgli, men che meno i segretari provinciali di Upt e Patt. Tiziano Mellarini è alle prese con un partito spaccato in due: ha formalmente chiesto di azzerare la giunta ripartendo dai due più votati, Biasioli e Panetta, ma l’Upt si accontenterebbe anche di un posto per Castelli o Ducati, meno «indigeribili» per Andreatta. Dall’altra Franco Panizza, che pure ha dato il via libera alla sostituzione di Marika Ferrari (scelta da Andreatta tra i non eletti e mai integrata nel gruppo autonomista), anche per garantire un posto al sole (da presidente del consiglio) ad Alberto Pattini, non vuole però che il Patt passi come l’unico interessato dal rimpasto di giunta e preferirebbe di gran lunga che Andreatta risolvesse il nodo Upt. E comunque non può mettere la mano sul fuoco sulla fedeltà di Uez, che da tempo fa asse con Panetta. Ecco perché l’ingresso di uno degli esclusi Upt (Panetta, Castelli, lo stesso Ducati se non si accontentasse della delega) al posto di Maule o Biasioli (ma nel secondo caso si aprirebbe un problema in più, chi fare vicesindaco) prende quota se il bilancino penderà verso la governabilità. Andreatta rinuncerebbe ad un’assessora da lui molto stimata e la giunta passerebbe da tre donne a due. Ma in gioco c’è soprattutto la coerenza di un progetto. Poche ore e il sindaco comunicherà le sue decisioni. Tutti gli chiedono di farlo prima del consiglio di stasera.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano