Gita scolastica negata, i genitori si ribellano
Al Sacro Cuore 7 ragazzini restano a casa e i familiari accusano la scuola «Le motivazioni di questa punizione sono vane e mortificanti per i nostri figli»
TRENTO. «Quando si chiedono i motivi che hanno portato mio figlio e gli altri a subire la punizione di saltare la gita scolastica, la risposta è vaga. Io non mi sento tranquilla, anche perché la scuola non si rende conto dell’ umiliazione e di quanto abbia mortificato i nostri figli: non si tratta di ragazzini con un carattere irrequieto o violento, è una classe con bambini normali senza nessun atteggiamento violento o anomalo». A parlare una mamma che ha vissuto questa situazione nella propria famiglia e che ha dovuto spiegare al proprio figlio il motivo della sua permanenza (forzata) a casa. «Un bambino non può capire se non ha commesso nulla di grave il motivo della sua punizione», aggiunge la signora.
Ma facciamo un passo indietro per chi ieri non avesse letto l’articolo dedicato alla vicenda. Per motivi disciplinari legati anche alla scarsa motivazione dimostrata verso l’iniziativa, sette ragazzini di seconda media dell’Istituto comprensivo del Sacro Cuore di Trento non sono potuti andare in viaggio d’istruzione in Emilia Romagna. Per loro è stata pensato un “progetto formativo” di due giorni, esattamente come i giorni di gita, però sui banchi di scuola. «Per me e per chi ha subito lo stesso trattamento per il proprio figlio è una cosa gravissima. E’ come se la scuola dovesse dimostrare di essere diventata estremamente severa e rigida facendo una selezione tra i buoni e i cattivi. A mio avviso è pedagogicamente inadeguata questa irremovibile presa di posizione nei confronti dei nostri bambini».
La preside Dall’ Orto, che già ieri si era espressa sull’argomento, spiega: «La decisione è stata presa dal consiglio di classe con le famiglie. L’intervento che è stato progettato per i ragazzi rimasti a scuola è anche questa un’occasione formativa e dal momento che abbiamo parlato con le famiglie e con i ragazzi pensavo fosse un fatto superato». In ogni caso al momento la situazione è questa: le classi partite per la gita e i ragazzi (non tutti) non hanno aderito al progetto formativo proposto dalla scuola. Non c’è stata né una né l’altra occasione formativa, ma soprattutto la domanda è: serve veramente impartire una lezione di questo tipo a dei ragazzini o si rivela solamente una privazione (che può apparire anche discriminatoria) di un momento comunitario da trascorrere con gli insegnanti e i compagni? L’ unica cosa ormai chiara è la tensione che si è creata tra l’istituto e i genitori.
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