Giovani disoccupati Ecco il gruppo per il mutuo aiuto

Lo ha proposto Valeria, 35 anni, psicologa con esperienza negli Usa rimasta senza impiego: «Mi sono sentita inutile»


di Luca Marognoli


TRENTO. Valeria Occelli, 35 anni, cuneese ma trentina d'adozione, ha una laurea in psicologia conseguita a Bologna, un diploma di dottorato in Scienze cognitive ottenuto a Rovereto, tre anni di ricerca alle spalle come “postdoctoral fellow” ad Atlanta, negli Stati Uniti, dove si è dedicata allo studio dell'elaborazione del linguaggio da parte dei ciechi congeniti. Niente male come curriculum. Peccato che a Trento non trovi uno straccio di lavoro. Neppure da cassiera.

Valeria è un “cervello” in fuga che ha scelto di tornare. “Rincasata” nel capoluogo dal marzo scorso, presenta richiesta di fondi europei per la ricerca, ma non li ottiene. Non si perde d'animo: «Mi sono trovata di fronte ad un anno tutto da inventare e ho cominciato a guardarmi intorno», dice. Esperienza e titoli di studio non le mancano, voglia di fare nemmeno vista la cinquantina di curriculum spediti, a destra e a manca, negli ultimi mesi. Valeria fa colloqui con centri di ricerca inglesi, cerca occupazione all'Università di Trento e all'Fbk, va a caccia di un impiego di qualunque tipo. «Non ho escluso alcuna possibilità: ho fatto richiesta in tutti i supermercati...». Niente da fare: tutte le porte sono chiuse.

L'alternativa c'è: fare di nuovo le valigie. Ma Valeria, che ha scelto Trento per amore, si dà qualche mese di tempo prima di gettare la spugna.

Intanto vive l'incubo che accomuna molti giovani alla disperata, e vana, ricerca di occupazione: «Il rischio principale è di sentirsi inattivi, di non avere un proprio ruolo nella società. Noi ci definiamo anche in base all'attività professionale che svolgiamo e perderla significa perdere una parte di se stessi», dice con grande lucidità attingendo al suo background psicologico. «Si ha di fronte a sé un tempo enorme, non scandito da appuntamenti, che non si sa come impiegare». Ne va della propria autostima e della propria salute mentale: «Ti vergogni a volte anche di dire che sei disoccupato: temi che gli altri si facciano un'idea di te come incapace. Hai un vissuto di fallimento e anche di isolamento, perché tendi al ritiro sociale. A volte non hai nemmeno la voglia di uscire di casa... Ci sono studi che dimostrano come alla disoccupazione si associno comportamenti a rischio come l'alcolismo, l'acutizzarsi di disturbi alimentari e la depressione».

Ma Valeria non si lascia abbattere. Starsene con le mani in mano non è da lei, così decide di partecipare a un corso di formazione all'Ama, associazione che promuove gruppi di auto mutuo aiuto. «Il volontariato è un ambito che non avevo mai peso in considerazione prima, forse per quell'“autismo professionale” che soffre chi si dedica in modo totalizzante a progetti di ricerca. Può sembrare paradossale, ma ho visto il volontariato come una possibilità. E ho scoperto che era una cosa che poteva aiutare anche me».

Valeria diventa “facilitatrice”, la figura che nei gruppi ama conduce gli incontri dando la parola ai partecipanti, ciascuno dei quali racconta la sua storia. Di gruppi ce ne sono tanti: per la depressione, l'ansia e gli attacchi di panico, l'autostima, la dipendenza da gioco d’azzardo, l'elaborazione del lutto, la separazione, il sovrappeso, la disassuefazione da fumo... altri non solo legati a problemi personali ma al ciclo di vita, come quelli per le neomamme e i nonni.

Frequentando il corso Valeria si accorge che ne manca uno: per aiutare i giovani in cerca di occupazione, come lei. Propone di costituirlo e Stefano Bertoldi, formatore e fondatore di Ama, raccoglie il suggerimento. E la invita a fare la facilitatrice. «Le mie aspettative? L'idea che ci sono persone che ti aspettano per sentire come è stata la tua settimana può darti la spinta ad uscire di casa: in questo calendario vuoto, avere un appuntamento è importante. Non solo: puoi conoscere le persone che condividono le tue difficoltà e, perché no, scoprire risorse e talenti che magari non sapevi di avere e possono darti delle prospettive future. Inoltre, puoi parlare di te in un ambiente dove non ti senti giudicata».

Il nuovo gruppo, intitolato “Occupiamoci (di noi)” verrà presentato in due serate: mercoledì 27 febbraio alle 20.30, nella sede Ama di via Taramelli, la psicologa del lavoro Alessandra Sebaste parlerà de “Il lavoro (che non c'è) e le nostre emozioni”, mentre mercoledì 3 febbraio, alla stessa ora, Stefano Bertoldi si soffermerà sul confronto e sostegno nel gruppo di auto mutuo aiuto.

Valeria scalpita: «Ho una gran voglia di iniziare, accidenti!», esclama convinta. «È una sperimentazione anche questa, dopo tutto: diciamo che in questo modo proseguirò la mia attività di ricerca».

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