Giovane muore dopo un’operazione

Silvia Romagnoli, di 29 anni, si era sottoposta ad un intervento di routine a Roma. Nessuno si spiega una fine così assurda


di Aldo Pasquazzo


CONDINO E STORO. Era stata sottoposta qualche giorno fa ad un intervento chirurgico di routine. Ma all’alba di ieri Silvia Romagnoli, 29 anni, impiegata alla Cassa rurale di Saone è deceduta all’improvviso. Sull’eventuale autopsia e il trasferimento della salma ancora non si sa nulla di preciso, ma è probabile che la magistratura aprirà un’inchiesta. Il decesso è avvenuto alle prime luci in una clinica romana, dove la donna era in procinto di essere dimessa dopo un piccolo intervento chirurgico. Ogni tentativo da parte di medici di salvarla si è rivelato inutile. Nella capitale, oltre al marito Corrado, c’era il padre di lei: Iginio, molto conosciuto visto che è stato responsabile di filiale nella Coop di valle, mentre mamma Luigina è rimasta a Storo.

Sembra che Silvia Romagnoli si fosse decisa ad affrontare un intervento, per favorire una maternità che tardava ad arrivare. Lo zio di Corrado, Cornelio, da una vita ha un negozio alimentare che dà su piazza Lamarmora: una di quelle botteghe vecchia maniera, con grandi bilance rosse: «Sono addolorato. Non so comprendere cosa sia successo. Sapevo che mia nipote aveva bisogno di qualche cura, ma non immaginavo di certo una conclusione tanto triste». E aggiunge: «Mi pare che dovesse tornare a casa in queste ore, poi la dolorosa notizia che in un solo attimo ha sconvolto più famiglie».

Cosa sia effettivamente accaduto al momento non è dato da sapere. Nemmeno i familiari più stretti sanno fornire spiegazioni. Genitori, cugini, zii e parenti di Corrado si stanno chiedendo cosa sia successo. Sapevano che Corrado e Silvia erano a Roma per cure e accertamenti, ma altro proprio non possono aggiungere. Nella casa di Condino dove abitano i genitori di Corrado, Odone e Clara, ieri era un continuo andirivieni di gente. In cima alla scala, nella cucina le cui finestre danno sul Rio, si intrevvede una sostante presenza di parenti e di vicini.

L’edificio dista un centinaio di metri rispetto a quello abitato da Corrado e Silvia, lungo via Roma al numero civico 95. Un edificio, questo, all’inizio del paese, per chi proviene da Storo, dove la strada fa da crocevia prima del panificio dei Pellizzari. Dentro non c’è nessuno, il mezzo furgonato che si intravvede è quello del cugino che però si è stabilito nella casa dei genitori di Corrado.

Una delle zie dentro la casa paterna, affranta e provata, raccomanda a chi scrive di essere cauti e misurati nel riportare la notizia, perché il dolore da affrontare e sopportare è grande e soprattutto difficile da comprendere. «Non diamo colpe o responsabilità a nessuno. Forse nei prossimi giorni sapremo qualcosa di più preciso», torna a dire la sorella di Clara.

A Condino e Storo la triste notizia si è ben presto diffusa. Circolano però più versioni e molte imprecisioni, tanto da non rispecchiare quanto i familiari più stretti sanno e cercano di trasmettere. O meglio, loro non vorrebbero nemmeno una riga sui giornali. Uno dei cugini del marito di Silvia, che tra l’altro condivide una parte di casa, cerca di descrivere la situazione che sta vivendo la famiglia: «Sono stato io a ricevere la triste notizia ed a dover comunicarla agli anziani genitori di Corrado, Odone e Clara, facendomi coraggio». Corrado e Silvia stavano insieme dal 12 settembre del 2009, quando si erano sposati con festeggiamenti e pranzo nuziale all’albergo Aurora. Corrado lavora alla cartiera Carmignano, a due passi da casa. Anche don Vincenzo Lupoli, arciprete di Condino, pur trovandosi a Verona per esercizi spirituali, vuole esprimere la sua vicinanza alla famiglia. Afferma: «Sento la gravità di questa morte giovane, Silvia era stata anche assistente alla colonia alpina e si era fatta benvolere da tutti. Sono particolarmente vicino a Corrado, Odone, Clara, Iginio, Luigina e Andrea e prego per loro». Stesse considerazioni giungono anche da parte del reverendo decano di Storo, don Andrea Fava, la cui sensibilità in queste circostanze è risaputa.

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