Gilmozzi: «L’Upt ha le idee chiare, i grisentiani meno»

Per l’assessore il convegno di Progetto trentino è stato caricato di significati impropri. E con i sindaci? Tutto bene


di Robert Tosin


TRENTO. Non ne parla volentieri, ma tirato per la giacca, Mauro Gilmozzi dà la sua lettura dell’esordio trionfale di Progetto trentino, anzi, di Silvano Grisenti sulla scena politica. Il Palarotari gremito per un convegno sul lavoro si è di fatto trasformato in un palcoscenico diverso, studiato astutamente per tastare il polso del “popolo trentino”, come ha definito i suoi ospiti lo stesso Grisenti. Non dà questa lettura, però, Gilmozzi, assessore dellaiano e dirigente di quell’Upt che viene messa seriamente in discussione da eventi di questo tipo.

Assessore, c’erano tutti tranne lei.

Non so chi c’era o chi mancava. D’altra parte era un convegno sul lavoro, giusto che ci fossero le persone interessate al tema.

Ma forse il tema era un altro, più politico.

Si è voluto a tutti i costi dare una lettura diversa, arrivando forse fino alla caricatura. Se, come si dice, era l’occasione per presentare un soggetto politico, be’, devo dire che non si è capito dove sta. E, a dirla tutta, non c’erano contenuti politici in quell’incontro.

Non è che questo soggetto prende il posto dell’Upt?

Ma non scherziamo. L’Upt c’è e ha le idee chiare. Si muove in un contesto di alleanza con il centro sinistra con l’obiettivo di rafforzare la coalizione.

E i mille e passa grisentiani?

Siamo sicuri che siano grisentiani? Certo, c’erano gli amici del Silvano, ma c’erano anche altre persone. I De Laurentis, i Viola... Non mi pare ci siano le idee molto chiare e poi troppe anime diverse da conciliare.

Teme un “altro” centro?

Bisogna capire quali intenzioni hanno, qual è la linea. Nella platea c’era gente che ha sposato il progetto di Dellai e che è pronta ad appoggiarlo, ma anche chi è dichiaratamente un antidellaiano. Non è un problema da poco. Poi, si da qui uscirà una proposta votata al rafforzamento della coalizione di centro sinistra siamo pronti a parlarne.

Non è che il mondo dell’Upt è confuso è rischia una brusca deviazione?

Direi proprio di no. L’Upt è solido e sa cosa fare. Ma soprattutto è “altro” rispetto a quanto si intuisce da questi movimenti.

Le annunciate dimissioni di Monti creeranno problemi anche in Trentino?

Non credo, anche perché si tratta di pochi mesi tra una scadenza elettorale e un’altra e quindi ci sarà giusto il tempo di organizzarsi meglio.

C’è però il guaio che il “partito dei sindaci” si è ormai disgregato. Un handicap per l’Upt?

Ma il partito dei sindaci non c’è mai stato. C’era semplicemente un patto siglato in un momento storico ben preciso, quando mancava un progetto politico. Ora quel progetto c’è, quindi sarebbe antistorico avere un “partito dei sindaci”.

Però l’impressione è che si sia rotto qualche cosa nel rapporto tra sindaci e Provincia.

Anche qui si tratta di una caricatura, una lettura forzata fatta al contrario. Quello che nota, oggi, è un aumento fisiologico del dibattito perché i sindaci si sentono più responsabilizzati. Mai come ora i municipi sono protagonisti della politica sul territorio. La prova? L’autonomia finanziaria. Sono i sindaci a decidere per i loro territori, gestendo direttamente le risorse. Non è cosa da poco. E di questo risultato sono molto orgoglioso così come ne è orgoglioso l’Upt.

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