Gilmozzi, grande alleanza per scalzare Rossi nel 2018
Congresso Pd, una corazzata sostiene la corsa dell’assessore alla segreteria Borgonovo: «Non è un accordo di potere». Filippi: «Evitata una resa dei conti»
TRENTO. Ci sono quasi tutti quelli che contano nel Pd, nella grande foto di gruppo che ieri ha ufficializzato la corsa di Italo Gilmozzi alla segreteria del partito. Candidato di una «Große Koalition» che punta a scalzare Ugo Rossi e prendersi la guida della Provincia nel 2018, occasione gettata al vento nel 2013 nelle primarie fratricide di cui ancora oggi si avvertono le conseguenze. Pomeriggio di sorrisi, pacche sulle spalle e tanto miele nella sede Pd di via Torre Verde: nella foto ci sono il vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi (pronto a candidarsi se non ci fosse stata l’incompatibilità con l’assessorato e che ieri ha parlato come se il vero candidato segretario fosse lui), il suo nemico storico Luca Zeni e l’altra assessora provinciale Sara Ferrari; poi Donata Borgonovo Re, l’ex assessora defenestrata da Rossi con il via libera di tre quarti del Pd; i parlamentari Giorgio Tonini e Michele Nicoletti, la renziana Elisa Filippi, l’ex segretaria Giulia Robol, il giovane sindaco Giacomo Pasquazzo (ci sono pure i giovani, sì, Gilmozzi lo fa notare per dire che non stanno tutti con la sua sfidante Elisabetta Bozzarelli), la consigliera Lucia Maestri (Mattia Civico manda a dire che è presente «con il cuore», del gruppo provinciale solo Alessio Manica e Bruno Dorigatti stanno con Bozzarelli), l’assessore comunale Andrea Robol, il capogruppo Paolo Serra, il consigliere Michele Brugnara, alcuni consiglieri circoscrizionali.
Com’è possibile che stiano tutti dentro quella foto? Quale incantesimo tiene improvvisamente insieme Olivi e Zeni, Zeni e Borgonovo, Robol e Filippi? Le parole d’ordine del candidato segretario e dei suoi sostenitori sono: scommessa e svolta. «Il nostro accordo - dice Gilmozzi - segna un cambio di passo, i cittadini non capiscono più persone che si massacrano a vicenda sui giornali. O riusciamo a fare una proposta che rappresenta la maggioranza del nostro partito, o ci bloccheremo per l’ennesima volta». Elisa Filippi spiega che il rischio «era di trasformare il congresso in una resa dei conti, invece il Pd ha bisogno di mettere insieme le cose che abbiamo in comune, a partire dal sostegno alle riforme del governo Renzi». Olivi mette in guardia: «Non sarà facile, è una prova di responsabilità. Nessuno dovrà vivere le giornate di gelo e solitudine che io ho vissuto nel luglio 2013 (primarie perse, ndr), serve un partito solidale». Donata Borgonovo Re scandisce: «Questo non è un accordo di potere, il commercio di sedie e strapuntini non fa per noi. Teniamoci le nostre antipatie reciproche, ma ciascuno ha fatto un passo indietro per far fare un passo avanti al Pd che è un soggetto collettivo, fatto di tante anime, personalità e stili politici che portano tutti un valore».
Tre gli impegni messi nero su bianco in un documento: sostegno alle riforme del governo, a partire dal referendum costituzionale del prossimo autunno per il quale «lavoreremo pancia a terra», annuncia Gilmozzi; rilancio dell’azione amministrativa, assicurando pieno rispetto del mandato conferito dagli elettori al presidente della Provincia e ai sindaci; lavoro ad un’«agenda Trentino 2020» in un confronto che coinvolgerà i circoli Pd e le comunità, «per avvicinare quei settori che non siamo riusciti finora a rappresentare, dal lavoro autonomo all’agricoltura». «C’è bisogno di più Pd», incalza Olivi, «fin qui siamo stati il partito più responsabile, i congressi di Upt e Patt hanno dimostrato che queste forze sono arrivate a un punto di saturazione. Serve una nostra presenza più incisiva. Dire che vogliamo vincere le elezioni e conquistare la leadership della Provincia non deve farci paura». Se sarà davvero un «nuovo inizio», se il «patto di responsabilità» reggerà e verrà prima dei «destini dei singoli», come hanno ripetuto ieri gli azionisti dell’accordo per Gilmozzi segretario, si capirà dopo il 29 maggio.