Gaio: «Comunità bloccata, me ne vado»
L’assessore del Primiero lascia l’incarico: «Ogni iniziativa viene osteggiata dai sindaci. Lavorare così è impossibile»
PRIMIERO. Non ne poteva più. Maurizio Gaio, assessore della Comunità di Primiero alla pianificazione urbanistica, ambiente e personale, dopo aver pazientato per 2 anni e visto che le sue aspettative sono state sostanzialmente deluse, ha rassegnato le dimissioni da assessore e da consigliere della Comunità. «Nulla si è mosso per quanto riguarda la fusione dei Comuni – scrive Gaio nella lettera di dimissioni – nulla si è concluso sull’unificazione dei servizi, il Piano territoriale di Comunità si è impantanato poiché la competenza della Comunità è in balia dei sindaci e non si sono fatti passi avanti per il rilancio della Comunità».
Gaio, cominciamo dalla pianificazione urbanistica.
«Dopo l’approvazione di un corposo documento al riguardo, ci si accorge che la Comunità ha in mano un bel giocattolo rotto, ovvero una competenza, quella della pianificazione, che è in balìa dei sindaci. La legge provinciale sull’urbanistica non prevede la necessità che il previsto “accordo - quadro di programma”, presupposto indispensabile per procedere alla redazione del Piano territoriale di Comunità, abbia l’approvazione anche della Comunità; infatti, deve essere approvata da un numero di Comuni che rappresenti almeno il 50 per cento della popolazione e almeno il 50 per cento dei Comuni! E la Comunità? Niente! Il nucleo della riforma istituzionale si poggia sulla competenza urbanistica della Comunità, ma è una bufala, perché la pianificazione alla fine deve passare sotto le forche caudine dei sindaci».
E l’unificazione dei Comuni?
«La nostra lista “Via Nova” affermava che la Comunità deveva essere la prova generale per la fusione di tutti i Comuni di Primiero. A oltre due anni di distanza, nulla s’è mosso, non si è riusciti a far progredire quest’idea tra le istituzioni locali, nemmeno ripiegando sulla proposta di fusione tra i Comuni di Imer e Mezzano. Eppure, sono convinto che, in questi tempi di lacrime e sangue, l’unione dei nostri Comuni in uno solo sia inevitabile ed è irresponsabile non intraprendere questo cammino, rifiutando ben 2 milioni di euro all’anno per 20 anni, tra riduzioni dei costi della politica e benefici che la Regione riserverebbe a tale progetto».
Nemmeno il progetto “fare comunità” (unificazione dei servizi tecnici dell’edilizia privata) è andato avanti.
«Il progetto è stato respinto dai sindaci così come la proposta di unire in convenzione le segreterie comunali con quella della Comunità; le collaborazioni in servizi sovracomunali sono continuamente rinviate; ogni regia della Comunità è stata esclusa. L’auspicio di superare i campanilismi e di fare insieme basato sulla volontà di coltivare una visione unitaria e autorevole di sviluppo del nostro territorio è di là da venire. E in questo contesto non mi sento più di lavorare».
©RIPRODUZIONE RISERVATA