Filmfestival, la montagna diventa spettacolo
Dal 26 aprile via alla rassegna dei cinema sulle vette: in programma 122 pellicole, di cui 26 in concorso
TRENTO. Ancorato al passato e proiettato in una dimensione sempre più internazionale, il TrentoFilmfestival torna a Trento dal 26 aprile al 6 maggio. Per la 60/a edizione propone però per la prima volta appuntamenti quasi contemporanei, dal 2 al 9 maggio, a Bolzano. Il passato viene onorato con un omaggio a Dino Buzzati, a 40 anni della morte. Proprio Buzzati fu giovane inviato del "Corriere della sera" a una delle prime edizioni della manifestazione, così come Giorgio Bocca lo fu da Torino. Come sempre inoltre l’inaugurazione regalerà al pubblico un restauro e sarà la volta di "The Great White Silence" (1924), diretto da Herbert Ponting.
Gli omaggi al passato, ma con una riflessione radicata profondamente nel presente sono anche negli appuntamenti con i grandi alpinisti, come ha sottolineato Reinhold Messner nella presentazione a Trento. Tra i nomi illustri ci saranno Herve Barmasse, Steve House e Adam Ondra. Con una dimensione «internazionale com’è stato fino dagli esordi di questo festival - ha evidenziato Messner - che diventava terreno di pacificazione anche negli anni Cinquanta, quanto gli alpinisti si combattevano la conquista degli ottomila. Una dimensione che si potrebbe fare crescere, portando qualche giorno la manifestazione anche all’estero, magari a Monaco, in Giappone, in Sudafrica e in Israele. Con una sintesi dei film e dei dibattiti».
In effetti l’intero festival, il più antico del settore, propone 122 le pellicole, di cui 26 partecipanti al concorso internazionale. Lo spettatore potrà spaziare tra Russia, Cina, Portogallo, Argentina, Nepal e Albania. Tra i film anche un ritorno della regista Marianne Chaud, vincitrice della "Genziana d’oro" nel 2010.
Pellicola scelta per l’apertura del 2012 è "L’enfant d’en haut (Sister)", di Ursula Meier, Orso d’Argento a Berlino 2012, e per la chiusura ci sarà "Romancing in Thin Air", ultimo lavoro di Johnnie To, uno dei padri e maestri del cinema asiatico. E l’Oriente è protagonista aprticolare di questa 60/a edizione, che vede la Russia Paese ospite, a 20 anni dalla dissoluzione dell’Unione sovietica.
Protagonista resta la città di Trento, che festeggia anche il 60° compleanno del Soccorso alpino in Trentino, con la prima stazione di soccorso a Pinzolo nel 1952. Non mancherà inoltre il consueto appuntamento con ’MontagnaLibrì e l’editoria specializzata, ma pure incontri e dibattiti, con presenze tra cui Maurizio Nichetti, Mauro Corona e Margherita Hack, e una serie di mostre in città.
«È importante - ha sottolineato il sindaco, Alessandro Andreatta - questo fare rete tra i soggetti culturali ed economici, a iniziare dagli spazi fisici, dai palazzi». Un concetto, il fare rete, sottolineato anche dal presidente della manifestazione, Roberto de Martin, insieme alla dimensione sempre più diffusa nelle altre località di montagna italiane e tra gli specialisti di sport. A evidenziare l’importanza della manifestazione è stato oggi anche l’assessore provinciale alla Cultura, Franco Panizza.
A collaborare col festival è nuovamente tra l’altro la Trentino Film Commission, ente che promuove e sostiene le produzioni cinematografiche, televisive e documentaristiche sul territorio. La grafica del manifesto del 60° è opera del trentino Gianluigi Rocca, docente all’Accademia di belle arti di Brera, da giovane malgaro. Ha ricomposto un ricordo di allora, un’immagine di «ciò che vedevo posato di fronte agli usci, lasciato da chi sfidava vette che io guardavo con mistero, quel Brenta che svettava di fronte».
Una composizione ritornata realtà grazie anche a materiali che gli ha fornito l’alpinista Egidio Bonapace, quali «una picozza e dei chiodi di Bruno Detassis e una corda di Cesare Maestri», a cui sono affiancati zaino e altri strumenti da alpinisti.