LA CELEBRAZIONE

Festa della Repubblica a Trento: omaggio a sanitari e volontari

Alla cerimonia in piazza Duomo anche medici, infermieri, vigili del fuoco e uomini della Protezione civile. Il sindaco Ianeselli: “La ripartenza non  può decollare senza il coinvolgimento dei cittadini”

LE IMMAGINI: Tutti i protagonisti del 75.mo all'ombra del Nettuno


di Claudio Libera


TRENTO. Puntuale, alle ore 10, sui rintocchi dell’orologio della Torre di Piazza, l’inno di Mameli ha accompagnato l’alzabandiera col tricolore sul simbolo della città, in occasione del 75° anniversario del 2 giugno, festa della Repubblica.

Infatti, in piazza Duomo, nel rispetto dei protocolli previsti per l’emergenza sanitaria, ha avuto luogo la cerimonia ufficiale per la ricorrenza del 75° anniversario della fondazione della Repubblica italiana, con la partecipazione del sindaco di Trento, Franco Ianeselli, del commissario del Governo per la Provincia, Sandro Lombardi e del presidente della Provincia, Maurizio Fugatti. Nonché delle massime autorità civili, religiose, militari, delle rappresentanze d’Arma coi rispettivi gagliardetti e di gonfaloni della Provincia e della città capoluogo.

Per la prima volta, insieme alle rappresentanze della Croce Rossa, dei volontari, anche quelle dei medici, del personale infermieristico, dei Vigili del Fuoco, della Protezione civile e quanti hanno operato e stanno ancora attivandosi per proseguire nell’opera di contenimento e soluzione della pandemia.

Festa della Repubblica: in piazza Duomo a Trento anche medici, infermieri, pompieri e Protezione civile

La celebrazione ha avuto luogo stamane con la partecipazione del sindaco di Trento, Franco Ianeselli, del commissario del Governo per la Provincia, Sandro Lombardi, e del presidente della Provincia, Maurizio Fugatti (foto di Claudio Libera)

Presenti qualche decina di cittadini, con alcuni turisti che incuriositi hanno abbandonato i tavolini degli esercizi pubblici per assistere in piedi alla solenne cerimonia, il saluto del vicecomandante delle Truppe Alpine, cui ha fatto seguito quello del sindaco Franco Ianeselli che ha detto: “Saluto le autorità, le cittadine e i cittadini di Trento, i rappresentanti degli studenti, la cui presenza è davvero gradita e il personale degli ospedali, che vogliamo subito ringraziare per aver garantito in condizioni difficilissime quel diritto alla salute che è sancito dalla nostra Costituzione. Oggi celebriamo la festa della Repubblica nata il 2 giugno 1946. Per anni questo anniversario è stato trascurato, ricordato in tono minore, come se in fondo si trattasse di festeggiare una data inessenziale delle nostra storia. In verità il 2 giugno di 75 anni fa accadde qualcosa di straordinario ed inedito, che aprì la strada a un rinnovamento politico, istituzionale e sociale inimmaginabile fino a pochi anni prima. Potremmo dire che il 2 giugno è la festa nazionale che più d'ogni altra celebra la capacità di cambiamento di un Paese che allora era in ginocchio e in macerie, con la dinastia dei Savoia ancora al Quirinale e le incognite di una transizione pericolosa in cui l'incertezza politica si mescolava alla dilagante miseria sociale. Il 2 giugno fu dunque un tornante storico decisivo: l'Italia passò dalla monarchia alla Repubblica, da Paese fascista si trasformò in una nazione democratica; gli italiani smisero di essere sudditi del re e diventarono cittadini; le donne, che durante il fascismo erano state chiamate a donare le fedi nuziali e anche i figli al duce, votarono per la prima volta; dopo i lunghi anni di un regime che reprimeva ogni voce dissenziente, si tornò al pluralismo politico, che trovò espressione nelle diverse sensibilità rappresentate dalle donne e dagli uomini eletti nella Costituente. Se il fascismo e il nazismo avevano rappresentato la fine dell'umanità, gli italiani con la loro straordinaria partecipazione al voto dimostrarono che dalla guerra poteva e doveva nascere un mondo nuovo, anche solo per dare un senso ai tanti lutti e alle rovine di cui era disseminata l'Italia. Credo che mai come oggi dobbiamo fare tesoro della lezione del 2 giugno e tornare a costruire il cambiamento insieme, rivitalizzando i luoghi del confronto democratico, le assemblee rappresentative, ma anche i partiti e l'associazionismo. La ripartenza e lo stesso rinnovamento dell'Italia previsto dal piano nazionale di ripresa e resilienza non possono decollare senza il coinvolgimento dei cittadini, senza il dibattito e anche la critica, indispensabili per indirizzare e accompagnare l'attuazione di progetti e riforme. Nel "Sistema periodico" Primo Levi descrive la Resistenza come il riappropriarsi del diritto di parola. "Uscirono dall'ombra uomini che il fascismo non aveva piegati, avvocati, professori ed operai, e riconoscemmo in loro i nostri maestri (...) Il fascismo li aveva ridotti al silenzio per vent'anni, e ci spiegarono che il fascismo non era soltanto un malgoverno buffonesco e improvvido, ma il negatore della giustizia; non aveva soltanto trascinato l'Italia in una guerra ingiusta ed infausta, ma era sorto e si era consolidato come custode di una legalità e di un ordine detestabili, fondati sulla costrizione di chi lavora, sul profitto incontrollato di chi sfrutta il lavoro altrui, sul silenzio imposto a chi pensa e non vuole essere servo, sulla menzogna sistematica e calcolata". Se il fascismo aveva bisogno di silenzio e di menzogne, di menefreghismo e indifferenza, oggi festeggiare la nascita della nostra Repubblica significa anche ribadire il nostro diritto-dovere alla partecipazione e all'interesse per la cosa pubblica. E, naturalmente, questa festa altamente simbolica serve anche a ricordarci quali sono i rami da cui discendiamo, a prendere atto certo di un passato che talvolta ci ha divisi, ma a far prevalere gli elementi che ci tengono uniti e le ragioni del nostro stare insieme. La più importante di tutti è la consapevolezza che oltre il perimetro democratico, al di fuori di quel sistema di principi e di garanzie fissati dai padri costituenti, non ci possono essere né giustizia né libertà e, in fondo, come ci insegnano i martiri dell'antifascismo, neppure una vita degna di essere vissuta. Pochi giorni fa il presidente Sergio Mattarella ha definito la nostra Repubblica "un formidabile strumento di civiltà" e insieme "un cantiere" tuttora attivo, a cui tutti i cittadini sono chiamati a dare il proprio contributo. Sentiamoci dunque maestranze della nostra democrazia, eredi e custodi di quell'opera che donne e uomini della Resistenza prima e poi della Costituente hanno immaginato pensando alle generazioni future”.

E’ stata poi la volta del presidente Maurizio Fugatti, che dopo aver elogiato tutti, ha ribadito che grazie alla nostra autonomia ed alle leggi che ci governano, siamo riusciti a primeggiare anche in questa particolare e difficile situazione.

Quindi la conclusione al Commissario del Governo Sandro Lombardi, che tra 90 giorni lascerà il suo incarico. Nel fare cenno alla libertà che ci è stata data dall’assemblea costituente non ha potuto non affermare “che la libertà stessa ci è stata un po’ tolta in questa particolare occasione dalla pandemia in atto, abbiamo sofferto tutti insieme anche se piano piano stiamo riemergendo. Inoltre queste gravi difficoltà hanno messo ancora in luce come la nostra terra abbia saputo fin da subito reagire con spirito di solidarietà e di resilienza, anche trovando sul suo percorso gli eroi moderni di questo tempo difficile”. Quindi ha ringraziato i medici e tutto il personale delle istituzioni sanitarie per l’indefessa e generosa dedizione ai più deboli”. Quindi un grazie a tutti, dai più giovani ai più anziani, a chi ha sofferto ed a chi ha aiutato, a chi sta ancora piangendo per i lutti ed a chi si sta adoperando per far aumentare sempre più la luce in fondo al tunnel. Citando al contempo le parole per l’uomo pronunciate da Papa Francesco.

Lunedì 7 giugno alle ore 11, nel salone Depero della Provincia, la consegna delle onorificenze al Merito della Repubblica Italiana.













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