«Era un ragazzo buono e infaticabile: chi poteva odiarlo?»
Incredulità e commozione fra i colleghi di lavoro nella ditta di pulizie all’ospedale: «Era sempre solare»
ROVERETO. Incredulità, occhi rossi, parole smozzicate. Ma una valigia di bei ricordi. La notizia dell’uccisione a coltellate (nell’addome e nella schiena) di Cristian Gottardi si è diffusa in ospedale con un fitto “tam tam” di messaggini sui telefoni cellulari degli ex colleghi di lavoro della Manutencoop. Ex colleghi perché da ottobre la vittima lavorava all’ospedale Santa Maria del Carmine sempre come addetto alle pulizie ma per una cooperativa sociale, condividendo ancora con i dipendenti della Manutencoop gli stessi ambienti di lavoro. «Chi può essere stato così cattivo da fare quello che ha fatto a Cristian», ci chiede commuovendosi Luciana Favero, facendo riferimento alla modalità dell’uccisione usata dall’assassino: «Chi poteva fargli del male? Chi poteva essere così arrabbiato con lui?». «Oggi ci siamo accorti di quanto ci manca - racconta Luisa Mattei - la sua era una presenza sempre solare, era una persona buona, si faceva ben volere da tutti. Siamo ancora increduli per quello che è successo». Tefik Hoxha, suo collega alla Manutencoop per quasi dieci anni, è ancora sconvolto. «Era un bravo ragazzo, tranquillo, un gran lavoratore, non meritava di fare una fine del genere - ci racconta - Cristian faceva il turno di mattina, io invece quello pomeridiano. Quando invece ci trovavamo nello stesso turno ci divertivamo. Era un ragazzo pieno di vita, un lavoratore instancabile. Non ci voglio ancora credere. La settimana scorsa avevo lavorato con lui. Scherzava, era contento».
Cristian Gottardi aveva 38 anni. Una vita difficile alle spalle, un percorso di reinserimento nella società molto lungo ma positivo, grazie anche agli operatori della cooperativa sociale “Girasole”, del “Gruppo ’78”, della Caritas. Un ragazzo che aveva raggiunto la propria autonomia, con un appartamento tutto suo in via Flaim e un lavoro. «Era instancabile - racconta Luisa Mattei - aveva lavorato con noi alla Dussmann e alla Manutencoop. Lo conoscevamo da dieci anni. Era infaticabile». Con Brunella Bertè, delegata sindacale Cgil, invece si era lamentato «perché faceva poche ore, voleva lavorare anche sabato e domenica. Ad ottobre aveva sofferto molto il cambio d’appalto. Ed era venuto a lamentarsi da me. Sono incredula. Era un ragazzo tranquillo». Anche Maria Luisa Rensi, delegata sindacale, non riesce a darsi pace: «Era molto collaborativo, una brava persona». Educato, garbato e gentile. «Lo vedevo poco al lavoro - racconta Gigliola Maistri -, perché avevamo turni diversi, ma mi sembrava una persona tranquilla». Stessa impressione anche per Giuliana Bort: «Una persona buona, non dava mai fastidio, siamo stupiti per quanto successo. Aveva coltivato anche un’amicizia affettuosa con una sua collega di lavoro».
«Il turno di Cristian iniziava alle 6, ma alle 5.40 era già pronto, vestito per entrare in azione - ricorda ancora Luciana Favero - e dovevo ogni volta fermarlo. Non ti arrabbiare, gli dicevo, e lui mi sorrideva». Muratti Novruz , suo collega di lavoro, è addolorato. «Ho lavorato con lui per sei anni, scherzavamo e ridevamo, avevo un buon rapporto con lui. Quando ho saputo la notizia sono rimasto incredulo. Avevamo lavorato insieme giovedì e venerdì, era tranquillo». Lunedì mattina, l’assenza di Gottardi è stata notata dalle ex colleghe. «Abbiamo pensato che si fosse addormentato. Allora lo abbiamo chiamato a casa. Il cellulare era “irraggiungibile”, il telefono fisso squillava a vuoto. Ci siamo preoccupate e abbiamo avvisato il tuo tutor alla cooperativa - racconta infine Luisa Maffei - poi abbiamo saputo...» Cristian Gottardi stava vivendo un sogno: «La sua libertà, aveva voglia di vivere», conclude Luisa Maffei. Interrotta a coltellate domenica scorsa.
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