E in 1.400 di corsa per dire «basta»
La Wirun. La pioggia battente non ha fermato l’iniziativa contro la violenza sulle donne: «Rompere il muro del silenzio». Al via anche i familiari di Alba Chiara Baroni, uccisa due anni fa dal fidanzato a Tenno. Il ricavato andrà al fondo di aiuto “La violenza non è un destino”
Trento. “Tra uomini e donne c’è un problema di mentalità e maturità: non tutti gli uomini accettano che una donna abbia una propria personalità e tanti anni di sottomissione, hanno portato a generazioni sempre più consapevoli e sempre meno disponibili a subire”. E’ il pensiero di Maria Donata che ieri mattina con l’amica Antonietta ha preso parte alla Wirun Trento, 5 chilometri di percorso partito ed arrivato in piazza delle Donne Lavoratrici nel quartiere delle Albere.
La pioggia battente non ha fermato gli oltre 1400 che ieri hanno deciso di esserci alla corsa contro la violenza sulle donne. “Perché c’è ancora tanto bisogno di solidarietà – risponde Antonietta – la violenza non è solo quella fisica, ma c’è quella psicologica, l’emarginazione nei posti di lavoro, possiamo dire che viviamo in una società nella quale alla donna non è stata ancora data la posizione che meriterebbe. Speriamo che vedendoci sfilare, qualche donna in difficoltà prenda il coraggio di denunciare quello che sta subendo”. Rompere il silenzio è un pensiero comune o meglio ancora un'azione che tutte le donne presenti alle Albere, vorrebbe che si diffondesse il più possibile. “ C’è chi fa violenza, ma c'è anche chi ne è testimone e non parla. Per me non c’è differenza – ci dice Barbara – anzi chi non denuncia potrebbe essere quasi peggiore. Non mi riferisco alle donne, ma a chi è a conoscenza dei maltrattamenti e non dice nulla”.
Alla Wirun anche tanti uomini, intere famiglie, c’è chi ha portato anche il cane, per una partecipazione trasversale che la forte pioggia non ha fermato. In strada anche l’assessora provinciale alle pari opportunità Stefania Segnana, tra i volti noti la prorettrice Barbara Poggio, l’assessore comunale Italo Gilmozzi, Paolo Burli della Cgil. In tanti hanno voluto esserci anche per dare un aiuto concreto al fondo “La violenza non è un destino” che sostiene le donne che hanno subito violenza e affrontano un percorso per uscirne. Nell’ultimo anno sono state 270 quelle che si sono rivolte al Centro antiviolenza di Trento.
A dare il via alla camminata è stata la sorella di Alba Chiara Baroni, uccisa a soli 22 anni nel 2017 dal fidanzato (poi suicidatosi), a ricordare come anche in Trentino la violenza sulle donne sia un fenomeno drammaticamente reale. Non bisogna mai pensare che certe situazioni non ci appartengano, purtroppo possono esserci anche nella vita dei nostri vicini di casa, in quella dei nostri colleghi di lavoro o compagni di studio; insomma serve non abbassare mai la guardia e non stare mai zitti. Sponsor della manifestazione la Sparkasse che ha scelto la parola “tenacia” per sintetizzare l’impegno nella lotta contro la violenza domestica. Ma anche coraggio, indipendenza, forza: ad ogni pettorale corrispondeva una parola che voleva essere d’impegno e di principio.