Dopo Roverto l’Upt ora vuole sei sindaci «Nome? Non cambia»
In ballo Dro, Borgo, Ala , Avio, Brentonico e Mori. Conzatti: «Non siamo il partito di Dellai, no a liste col Pd nelle città»
TRENTO. «Il passo indietro dell’Upt su Miorandi a Rovereto è stata una scelta faticosa, ma la rivendichiamo come dimostrazione di cosa vuol dire essere una coalizione. Ora ci aspettiamo che in altri Comuni altri partiti dimostrino la stessa responsabilità». La segretaria Donatella Conzatti gli «altri Comuni» li elenca: Dro, Borgo Valsugana, Ala Avio, Brentonico, Mori. In queste realtà - dove le partite non sono ancora chiuse - l’Unione punta a schierare un proprio candidato sindaco. A Dro la battaglia sarà per Vittorio Fravezzi, il sindaco uscente-senatore contestato da Pd e Patt che vorrebbero Marco Santoni. Ad Ala Conzatti dà per fatta la candidatura di Claudio Soini. A Borgo novità sono attese per oggi. Giochi aperti a Mori (dove il sindaco uscente Roberto Caliari, Pd, annuncerà a brevissimo le proprie decisioni e dove l’Upt scommette di avere un nome spendibile, nonostante il Pd che è molto più forte abbia pronto il nome del vicesindaco Stefano Barozzi), Avio e Brentonico.
A Lavis Conzatti spiega che l’Upt si sente vicina al Pd, là dove il discrimine è sul caso del centro commerciale alle Masere. A Cles cercherà di convincere il Patt a convergere su Maria Pia Flaim, sindaco uscente Pd. Niente primarie dunque? «Possono essere uno strumento utile e opportuno ma il senso è di confrontare due visioni politiche, e questo viene meno nelle realtà più piccole. Avrebbe avuto un senso a Trento, Rovereto, Riva. Ma non è stato possibile, su Rovereto hanno prevalso i diktat, il Pd ha dato prova di non essere il partito moderno che sta venendo avanti a livello nazionale». La segretaria si riferisce al coordinamento roveretano, mentre ha parole di apprezzamento e sintonia con la segretaria provinciale Dem Giulia Robol: «Ci lascino lavorare, questa continua fibrillazione non aiuta», è l’appello che lancia soprattutto ad uso interno.
E infatti la conferenza stampa convocata ieri nella sede Upt dalla segretaria ha il sapore di una rivendicazione di leadership. «Leadership democraticamente eletta», rimarca la segretaria. Il suo messaggio all’ex governatore - che la scorsa settimana ha spiazzato tutti presentando all’ultimo minuto al parlamentino un documento (non discusso perché Dellai subito dopo è partito per Bari) che teorizza il superamento dell’Upt - è chiaro: «I suoi sono suggerimenti autorevoli, ma ci dispiace essere percepiti come il partito di Lorenzo Dellai perché non lo siamo. E ci dispiace leggere che una persona possa decidere le sorti di un progetto collettivo». Conzatti stoppa qualsiasi ipotesi di scioglimento e di nuovo nome e simbolo per le comunali di maggio: «Non si può che evolvere, ma si evolve per continuità. L’Upt continuerà ad esistere, il simbolo si cambia solo al congresso e noi il nostro lo abbiamo fatto meno di un anno fa». Altra cosa - osserva - è ipotizzare contaminazioni o modifiche al simbolo «in realtà specifiche minori, non certo nei centri principali (Dellai ha invece sondato il Pd per costruire una lista unica a Trento, ndr).
Nessuna rottamazione del partito in vista, assicura Conzatti, che lunedì porterà nel parlamentino una «mozione di sintesi» che in alcuni punti (vedi primarie) ricalca il documento di Dellai: «L’Upt guarda già oltre se stessa, io stessa - ricorda - non vengo dalla tradizione della Margherita ma dalle civiche». Impensabile insomma strappare con l’ex presidente della Provincia, che resta il padre nobile del partito. Al quale Conzatti manda però un messaggio senza sconti: la segretaria sono io, il partito ha i suoi organi e non ha bisogno di padri-padroni che dettano la linea.
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