Dimagrisce la busta paga dei primari
Effetto tagli: le retribuzioni del 2011 più basse di quelle dell’anno precedente. Solo Peterlongo supera i 200 mila euro lordi
TRENTO. La busta paga dei primari dell'anno scorso è stata più magra. Di poco, ma il taglio degli stipendi a cinque zeri è arrivato inesorabile anche tra i dirigenti dell'azienda sanitaria. Se nel 2010 erano due i primari sopra i 200 mila euro e un altro paio erano a pochi centesimi dalla cifra tonda, ora l'unico che resiste al top è Paolo Peterlongo, veterano dell'ospedale dove è stato assunto nel lontano 1975 e dove oggi è al vertice della radiologia diagnostica. Il suo stipendio lordo annuale va oltre i 204 mila euro, ma l'anno precedente superava i 210 mila euro. Il netto teorico mensile di fatto sfiora gli 8.500 euro, circa 300 euro meno di quanto percepiva nel 2010. Al secondo posto in fatto di lordo annuale rimane ancora Ferruccio Benedetti direttore di anestesia e rianimazione che però vede ridursi la busta paga di 10 mila euro rispetto all'anno prima. Nel 2011 si è dovuto “accontentare” di poco meno di 193 mila euro. Al terzo posto sull'ipotetico podio dei direttori dell'azienda sanitaria più pagati sale Cesare Grandi, primario di otorinolaringoiatria. Guadagna un posizione, visto che nel 2010 era al quarto posto, nonostante anche lui si sia visto ridotto lo stipendio di circa 4 mila euro in un anno restando però sopra i 190 euro.
L'importo complessivo della retribuzione per queste figure dirigenziali (anzi, apicali come si dice con termine più appropriato) è determinato essenzialmente da quattro voci. C'è il trattamento fondamentale e c'è poi una retribuzione di posizione. Entrambe queste voci sono leggermente aumentate rispetto all'anno procedente. E' molto variabile, invece, la voce relativa alle retribuzioni di risultato che fa registrare, rispetto all'anno precedente, anche differenze di diverse migliaia di euro. C'è poi un'ultima voce più specifica che raccoglie eventuali altre indennità legate allo specifico lavoro svolto dal primario. E qui si fluttua da un minimo di zero euro fino a un massimo di 40 mila.
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