Deloitte, la Provincia non sarà parte civile
L’ente pubblico pagava, ma non potrà chiedere i danni: la parte offesa infatti è Trento Rise. Che è in liquidazione
TRENTO. Oggi il governatore Ugo Rossi incontrerà i capigruppo del consiglio provinciale per rispondere alle domande e fare il punto sull’inchiesta chiusa dalla procura - con sei indagati - sulla maxi-consulenza di Trento-Rise alla società Deloitte. Ma se qualcuno tra i consiglieri immagina che da parte della Provincia sarà annunciata una linea dura, farà meglio a ridimensionare le aspettative: la Provincia infatti non si costituirà parte civile nell’eventuale processo. Semplicemente perché nonostante tutti i finanziamenti fossero provinciali e nonostante nell’inchiesta sia coinvolto anche l’ex numero uno dei dirigenti provinciali, Ivano Dalmonego, la parte offesa - come confermano fonti investigative - è Trento Rise, società attualmente in liquidazione il cui problema principale ora è chiudere i battenti e risolvere la (spinosa) questione del personale.
La conclusione? La Provincia finanziava (profumatamente) Trento Rise e ora non potrà nemmeno presentarsi in tribunale per chiedere i danni (eventuali) per quell’asta contestata dalla procura. Una richiesta di costituzione di parte civile sarebbe con ogni probabilità giudicata inammissibile dal giudice dell’udienza preliminare.
Questo suonerà sicuramente come una beffa per i consiglieri provinciali dell’opposizione - particolarmente agguerriti sulla maxi consulenza Deloitte - che già hanno sottolineato, in più occasioni, come il ricorso massiccio della Provincia a società esterne avvenga a scapito della trasparenza. Nulla vieta ovviamente che sia Trento Rise(il cui ex presidente, Fausto Giunchiglia, figura tra gli indagati) a costituirsi parte civile all’udienza preliminare, ma ovviamente non è la stessa cosa. Attualmente la società è affidata ai liquidatori Alberto Bombardelli e Giacomo Bernardi.
Naturalmente che ci sia stato danno è tutto da dimostrare perché il reato di turbativa d’asta non prevede un danno patrimoniale diretto, ma soprattutto perché le accuse di turbativa d’asta e falso dovranno essere provate dalla procura che - va ricordato - ha chiuso l’inchiesta ma non ha ancora chiesto il rinvio a giudizio degli indagati. Oltre a Dalmonego e Giunchiglia tra gli indagati che hanno ricevuto l’avviso di chiusura delle indagini con l’ipotesi di turbativa d’asta ci sono Massimo Bonacci (Deloitte), Michele Debiasi (dell’ufficio legale di Trento Rise) oltre all’avvocato Damiano Florenzano e al professor Antonio Pernice ai quali è stata contestata solo l’accusa di falso in qualità di componenti della commissione di valutazione della gara d’appalto.