Dellai a Roma: «Il Governo è contro le Regioni»
TRENTO. «Dall'insieme di queste manovre varate o presentate dal Governo in questi ultimi anni e dal dibattito generale del Paese di questi ultimi tempi emerge molto chiaramente un punto: l'antiregionalismo». Ad affermarlo è il governatore trentino Lorenzo Dellai, a Roma per la Conferenza delle Regioni di stamattina e l'incontro a Palazzo Chigi del pomeriggio.
«Si è cercato - prosegue Dellai - di costruire un sistema federalista, fondandolo però su un atteggiamento fortemente antiregionalista. Il sistema delle Regioni, a vedere i dati concreti delle manovre, è quello che più paga in termini di sacrifici finanziari. Ma non esiste possibilità costruire un assetto federalista, se non con lo sviluppo e la valorizzazione del regionalismo».
Nello specifico della situazione attuale, «per ora - aggiunge Dellai - non posso che riscontrare una situazione di progressivo allarme generale per il sistema Paese. L'impressione è quella di una situazione veramente difficile, che sta sfuggendo dal controllo delle pubbliche autorità, e c'è veramente da avere grande preoccupazione per il futuro dell'Italia, del nostro sistema, prima che per i singoli territori o le singole categorie. Il clima di precarietà, d'incertezza che si respira, è davvero molto pesante».
«In secondo luogo - aggiunge - in questo momento nel quale non si ha ancora alcuna informazione definitiva su quella che sarà la decisione finale Governo e di conseguenza di quelle che saranno le dinamiche parlamentari, comunque di positivo vi è che nella mattinata di oggi si è riscontrata e anche formalizzata una grande unità d'intenti fra tutte le Regioni, ordinarie e speciali, i Comuni e le Province».
«E' davvero importante che oggi si sia manifestata una posizione molto unitaria tra Regioni a statuto ordinario e speciale», dice ancora Dellai. «Le Regioni a statuto ordinario e speciale, a oggi - aggiunge - sono unite e compatte nel chiedere una svolta di equità alla manovra. E' una posizione unitaria nei confronti dello Stato centrale, di responsabilità, ma anche di rivendicazione, di un'equità che deve esprimersi sia su piano sociale, cioè i cittadini che più hanno più devono pagare, ma anche sul piano istituzionale, cioè le istituzioni che più amministrano più devono pagare. Oggi non è così».
«L'insieme delle tre manovre che il Governo ha varato e proposto nel 2010 e 2011 prevede - ha affermato - un contributo finanziario a carico delle Regioni, delle Province e dei Comuni assolutamente sproporzionato rispetto alla quota di finanza pubblica che questi enti dell'autonomia territoriale amministrano». «A fronte dello scatto, che concorre all'insieme delle manovre col 25% del totale dei sacrifici, pur amministrando, al netto della previdenza, e degli oneri del debito pubblico il 60% delle risorse pubbliche - ha spiegato - le Regioni, le Province e i Comuni concorrono per una quota del 75%, pur amministrando meno del 40% delle risorse della finanza pubblica».
"Unico dato positivo la lievissima riduzione dei sacrifici richiesti alle autonomie locali, pari a circa 1,8 miliardi euro su 6 miliardi di euro per il 2012", ha poi detto Dellai all'uscita dalla riunione a Palazzo Chigi su cifre che sono comunque - aggiunge - non ufficiali nè definitive.
"Il Governo - prosegue Dellai - ha dichiarato di volerla applicare in maniera proporzionale a tutti i livelli istituzionali, Regioni a statuto ordinario e speciale, Province e Comuni. Tale riduzione dei sacrifici imposti alle autonomie locali peraltro non scalfisce, se non in minima parte, l'assoluta sproporzione tra i tagli previsti per Regioni, Province e Comuni e quelli previsti per lo Stato. Resta aperta dunque - conclude Dellai - la questione relativa accoglimento della clausola di salvaguardia delle Autonomie speciali".