Debiti fuori bilancio: 10 condanne

Il sindaco di Ziano, alcuni consiglieri, il segretario e il revisore dei conti dovranno pagare 8.353 euro



ZIANO DI FIEMME. La giustizia contabile ha deciso: il danno erariale c’è stato e la colpa è del sindaco, di alcuni fra assessori e membri del consiglio comunale oltre che del segretario comunale e del revisore dei conti. Mentre il responsabile dell’ufficio tecnico è stato prosciolto. E ora i condannati dovranno - in misure diverse - provvedere a rifondere il danno causato che è stato quantificato in 8.353 euro. Ma qual’è il caso affrontato nelle sentenza che è stata depositata lo scorso lunedì? Si tratta di una deliberazione del 4 giugno del 2007 del consiglio comunale di Ziano con la quale venivano complessivamente riconosciuti una serie di debiti fuori bilancio da ricondurre ad interventi manutentivi (ordinario e straordinario) i varie ditte, nonchè la fornitura e la posa di recinzioni e il rifacimento di fontane pubbliche per un ammontare complessivo di oltre 97 mila euro. Per la procura contabile sussistevano degli elementi di responsabilità amministrativa a carico di Fabio Vanzetta (sindaco e assessore), Giovanni Cristellon, Maria Chiara Deflorian , Laura Rizzoli, Giorgio Trettel, Davide e Lorenzo Vanzetta e Carlo Zanon. E poi anche a carico di Claudio Urthaler (segretario comunale), Vittorina Faoro (revisore dei conti) e Domenico Plotegher (responsabile dell’ufficio tecnico comunale, unico assolto). Il danno sarebbe derivato dall’affidamento diretto dei servizi in violazione del principio di concorrenza e dal riconoscimento dei debiti fuori bilancio in violazione di legge. Se il primo punto non è stato accolto dai giudici, la condanna è per l’area risarcibile fissata nelle somme illegittimamente riconosciute dall’ente e da qualificare e quantificare quale «utile d’impresa» che è stato fissato in 8.353 euro. La quota più alta del risarcimento toccherà al sindaco Vanzetta «al quale va imputata - si legge nella sentenza - la genesi remota del pregiudizio erariale quale ordinatore diretto di spese in dispregio della normativa, scavalcando a più riprese gli uffici comunali». E per questo dovrà pagare 3.553 euro. Il segretario comunale (figura di riferimento per l’interpretazione della normativa) è stato condannato a mille euro, il revisore dei conti Faoro 300 euro («ha omesso di segnalare che la quota relativa all’utile d’impresa non poteva essere oggetto di riconoscimento di debito) e gli amministratatori 500 euro a testa («grave colpa nell’ignorare la fondamentale distinzione fra l’ammontare dei vantaggi utilmente conseguiti dal Comune e la remunerazione d’impresa».

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