Dall'elemosina a meccanici delle bici

Erano accattoni, ora lavorano: così sono stati "recuperati" sei nigeriani


Michele Stinghen


ROVERETO. Dall'elemosina alle riparazioni delle biciclette: è partito la settimana scorsa il progetto della Ciclofficina. Fra un mese sarà aperto al pubblico, per ora sei ragazzi nigeriani, contattati tra quelli che chiedono l'elemosina in centro, stanno imparando ad aggiustare le biciclette. Il progetto è seguito dall'associazione Nuove Rotte e da alcuni volontari del centro per la Pace.

La ciclofficina si trova al centro Remida al polo tecnologico di via Zeni.  Di loro spesso si sente dire che meglio farebbero ad andare a lavorare. Gran parte dei cosiddetti "accattoni" che si incrociano in città, però, lavorare non può proprio, e questo perché glielo impone la legge. Tra loro infatti ci sono molti richiedenti asilo, quindi la legge in questi casi è chiara: hanno il permesso di residenza, ma il divieto di lavorare. A queste persone, incontrate per le vie del centro mentre chiedevano l'elemosina, è rivolto il progetto, che è di tipo formativo. «In questa prima fase - spiega Manuela Gualdi di Nuove Rotte, responsabile del progetto - insegneremo ai ragazzi (per ora sono sei) cosa è una bicicletta, come funziona, come si ripara. Obiettivo è arrivare, tra un paio di mesi, ad aprire al pubblico la ciclofficina». Per ora ad insegnare la meccanica delle biciclette, e la tecnica per ripararle, è un formatore esperto.

Saranno in seguito gli stessi ragazzi nigeriani ad applicare le nuove competenze acquisite, facendo da supporto ad altre attività: laboratori con ragazzi (anche durante l'estate), riparazioni, recuperare pezzi che altrimenti finirebbero tra i rifiuti. «Non vogliamo metterci in concorrenza con le vere officine di riparazioni - precisa Gualdi - qui non si lascia la bicicletta rotta per venire a riprenderla aggiustata il giorno dopo». Però non è esclusa la possibilità che qualche bicicletta riparata possa essere venduta; parte del ricavato potrebbe diventare una forma di rimborso spese dei partecipanti al progetto.

Merito di aver preso contatti con i giovani nigeriani è di Carmen Stedile, volontaria del progetto Colomba. «Abbiamo tanti pregiudizi su di loro - spiega - a partire dal solito refrain "che vadano a lavorare". Ma tanti non sanno che non sono impossibilitati a lavorare». Alcuni di loro vivono a Rovereto, altri a Trento e Verona; hanno partecipato ai corsi informali di italiano al centro per la pace, dai quali è nata l'iniziativa. La ciclofficina funziona il lunedì ed il mercoledì pomeriggio, con fine aprile aprirà al pubblico.

Il progetto si concluderà al 31 dicembre (è finanziato dalle attività sociali del Comune), obiettivo è però proseguire. Per ora tante vecchie biciclette sono state affidate all'officina tra quelle recuperate dai vigili urbani. Il consiglio è evitare di buttare via biciclette o loro pezzi: portatele al centro Re Mida in via Zeni, che senz'altro saranno riutilizzati. Se non verranno utilizzati nell'officina, diverranno senz'altro strumenti utili per le elaborazioni, artistiche e non, del centro ReMida.













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