Da Panetta a Salizzoni le tante spine di Andreatta

A quattro mesi dal voto la maggioranza naviga a vista. Nel Cantiere anche Castelli è battitore libero. E il Patt di Maestranzi, Pattini e Uez tiene sulla corda il sindaco


di Chiara Bert


TRENTO. Sulla carta i consiglieri di maggioranza sono 23 su 40, un numero in grado di garantire una navigazione abbastanza sicura. Ma che tanto sicura non sarebbe stata il sindaco Alessandro Andreatta lo aveva messo nel conto già quando annunciò la sua nuova giunta, con alcune esclusioni eccellenti. Sapeva che quelle esclusioni, trasformate in delusioni, avrebbero pesato in aula.

A quattro mesi dalle elezioni di maggio i mal di pancia non sono affatto passati. E così, alla vigilia del primo vertice di coalizione in programma la prossima settimana (sabato 19), Andreatta lunedì sera ha fatto il punto con i segretari e i capigruppo dei tre partiti di maggioranza.

Nel Cantiere civico la frattura è evidente fin dal primo consiglio comunale, quando Salvatore Panetta arrivò perfino a disertare l’aula per marcare la sua distanza dalle scelte del sindaco. Le ultime dichiarazioni dell’ex assessore, che forte del suo record di preferenze in lista contava di entrare in giunta e invece è stato tenuto fuori, hanno fatto capire che si ritiene libero da vincoli di maggioranza: «Voterò i provvedimenti che condivido», ha fatto sapere, e il giudizio su Andreatta, «inerte», è parso a tutti emblematico dell’atteggiamento. L’ultimo appello del Cantiere, «si rimane coerenti ai progetti presentati agli elettori anche se non si ottengono le poltrone sperate», non sembra aver fatto breccia: ad Andreatta i vertici del partito hanno fatto sapere di considerare Panetta una partita persa. Qualche speranza si nutre invece nel recupero di un altro ex assessore Paolo Castelli, che il sindaco non ha riconfermato nell’esecutivo. Il capogruppo Massimo Ducati lunedì ha alzato bandiera bianca, ammettendo di poter parlare solo per tre quinti del suo gruppo. Per gli altri due non può garantire nulla.

Altro partito che fibrilla è il Patt. Dove il capogruppo Alberto Pattini e Tiziano Uez (un altro che, voti alla mano, era considerato papabile per la giunta, ma Andreatta gli ha preferito la giovane Marika Ferrari) sono apparsi da subito in trincea sul tema caldo della sicurezza, con una serie di interrogazioni e mozioni in cui chiedono alla giunta di fare di più contro il degrado. Senza contare che durante l’estate Pattini si era anche lamentato di aver chiesto un incontro al sindaco senza ricevere udienza. Rumors raccontano poi di una telefonata del segretario Franco Panizza a Dario Maestranzi per richiamarlo all’ordine di scuderia, ma il senatore smentisce: «Perché avrei dovuto?».

E veniamo al Pd, il partito del sindaco. Anche qui le delusioni non sono mancate, da Corrado Bungaro a Alberto Salizzoni, che su un incarico da parte di Andreatta avevano riposto molte aspettative. E proprio Salizzoni, dopo la composizione della giunta, non ha fatto mistero di sentirsi demotivato: si è chiamato fuori dalle commissioni, in primis da quella urbanistica di cui era stato presidente nella scorsa legislatura, e ha riservato a sindaco e giunta giudizi critici sull’avvio di legislatura. Parole che non sono state apprezzate nel gruppo.

Ognuno insomma ha le sue gatte da pelare. Il sindaco sa bene di muoversi su un crinale pericoloso e lo ha ripetuto ai vertici dei partiti: «So che con le mie scelte mi sono assunto delle responsabilità». Il 19 basterà vedere chi diserterà il vertice di maggioranza per capire chi si è già chiamato fuori.

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