Crollo dei negozi, meglio bar e ristoranti

Confesercenti mette a confronto i dati del 2007 con il 2017: vetrine in calo del 13%, mentre i locali su del 5,7%


di Massimiliano Bona


TRENTO. Meno commercio tradizionale, più ristorazione e turismo. È questa la fotografia che emerge a dieci anni dalla recessione - scoppiata a fine agosto 2007 – ha trasformato anche il volto di Bolzano e Trento, modificando la composizione delle attività urbane e scambiando le vetrine dei negozi con pub, bar, ristoranti e attività turistiche. Dal 2007 ad oggi, infatti, sono scomparse infatti 1056 imprese del commercio in sede fissa, pari al 13,7% del totale. Attività che sono state parzialmente sostituite da pubblici esercizi e attività ricettive (+352, pari al 5,7%). Ma se bar e ristoranti mostrano un trend positivo, il saldo tra aperture e chiusure nel 2016, rimane negativo. I dati forniti dalla Camera di commercio provinciale infatti registrano per il Trentino 271 nuove iscrizioni per la ristorazione, ma le cessazioni sono state 490, con meno 219 esercizi che corrispondono al 3,8 in meno. «È vero - commenta Massimiliano Peterlana, vicepresidente della Confesercenti del Trentino - assistiamo all’apertura di imprese nella ristorazione e quest’ultime soffrono meno del commercio, ma ci sono comunque più di 200 locali in meno».

Peterlana dà anche una lettura di questa situazione: «Il trend positivo per la ristorazione è dovuto all’aumento dei turisti sia nella città capoluogo che in tutto il Trentino. C’è una gran voglia di fare impresa, soprattutto tra i giovani, ma purtroppo non tutti quelli che aprono resistono, anche perché ci si scontra con le spese levate di gestione, con il caro affitti, per cui per tante imprese che aprono, ce ne sono altrettante che non reggono».

Chi soffre di più, come dimostrano i dati riportati, sono i negozi, ed in Trentino Alto Adige a soffrire negli ultimi dieci anni sono stati in particolare gli ambulanti, passati da 2.183 (2007) agli attuali 1.888, meno 295 pari al 13,5%. La riduzione dei negozi non ha colpito in ugual misura tutte le tipologie di impresa. Sono state infatti le imprese attive nel commercio di tessili, abbigliamento e calzature a pagare lo scotto più alto.

Lo studio di Confesercenti, anche per Bolzano e Trento, testimonia come ci sia stato un incremento, in compenso, tanto di alloggi usati con finalità turistiche (+3,5%) quanto delle varie attività legate alla ristorazione (+5,7 per cento).

La spese delle famiglie. Lo studio di Confesercenti fa capire anche come sia cambiata, negli ultimi dieci anni, la spesa delle famiglie. Mentre i consumi alimentari hanno resistito (-60 euro rispetto al 2007), i non alimentari sono scesi (di molto): 1.432 euro sotto i livelli pre-crisi, un tracollo dovuto soprattutto al taglio delle spese per la moda (-498 euro sul 2007) per mobili e servizi per la casa (-263 euro), dei trasporti (-346 euro), delle comunicazioni (-231 euro) e della voce ricreazioni, spettacoli e cultura (-206 euro in media a famiglia). Si salvano solo le spese per l’istruzione, aumentate di 42 euro in media e dei servizi ricettivi e di ristorazione (+26 euro), a cui è chiaramente legato l’exploit del settore turistico e di bar e ristoranti. Per il resto, ad aumentare sono solo le spese fisse: quelle per gli affitti, il condominio e le bollette dell’acqua e dell’energia (+315 euro rispetto al 2007). ©RIPRODUZIONE RISERVATA













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