Cresce il pressing su Ale Pacher

Nel centrosinistra Upt e Pd provano a convincere il presidente: «È lui il garante»



TRENTO. Il pressing su Alberto Pacher è ripartito, più forte di prima. Pd e Upt. O Upt e una parte di Pd, come sostiene qualcuno. I “pacheriani” dei due principali partiti di maggioranza stanno facendo fronte comune per provare a convincere il presidente reggente a tornare sui suoi passi e accettare la guida della coalizione alle elezioni di ottobre. E quella che potrebbe sembrare una mission impossible di fronte ai tanti no ripetuti in questi mesi, l’ultimo - netto - solo 15 giorni fa, ora torna ad essere una missione possibile. Con buona pace degli altri candidati Pd, Zeni e Borgonovo Re (che i rumors danno ormai rassegnati a fare a meno delle primarie e concentrati a giocarsi le proprie carte in vista della campagna elettorale), e Alessandro Olivi che era il nome su cui puntava il partito.

Da una parte ci sono Lorenzo Dellai e l’Upt, che lunedì sera nel suo coordinamento ha ribadito che Pacher rappresenta il leader più qualificato per la coalizione, «il garante di un progetto partito 15 anni fa», sottolinea il senatore Vittorio Fravezzi. Dall’altra ci sono diversi big del Partito democratico - il sindaco di Trento Andreatta, il presidente del consiglio provinciale Dorigatti, il senatore Tonini, il presidente del partito Pinter - convinti che vada fatto un altro sforzo per far cambiare idea al presidente. Superando le ragioni politiche della sua indisponibilità, quel «non mi sento più a mio agio», «nel Pd c’è un deficit di discussione», «le cose possono stare insieme anche senza di me».

In tanti proveranno a convincerlo che senza di lui sarà molto più complicato far stare insieme le cose, ovvero trovare una sintesi dentro la coalizione sul candidato alla presidenza. A convincerlo che è lui il garante riconosciuto da tutti e il solo in grado di ricomporre un quadro che altrimenti rischia di sfarinarsi. Un’ultima chance. «La scelta è sua, al di là delle tante sollecitazioni», dice Dorigatti, «dalla sua lettera di ottobre molte cose sono cambiate, sul piano economico e su quello politico. In questa situazione difficile spero che Pacher colga che oggi serve il suo contributo». (ch.be.)













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