Contrattazione al via per 32.200 dipendenti
Parte il confronto tra Apran e sindacati dopo 7 anni di blocco dei contratti
TRENTO. Il «piatto piange», ma la contrattazione che partirà a giorni per il rinnovo del contratto collettivo delle autonomie locali è la più attesa di sempre: sono passati infatti 7 anni dall’ultima scadenza (era il 2009) per effetto del blocco dei contratti. L’Apran (l’agenzia provinciale per la contrattazione) ha ricevuto le direttive dalla giunta provinciale e in settembre partiranno le contrattazioni con i sindacati che rappresentano gli interessi di circa 32.200 lavoratori, cioè tutti quelli che fanno riferimento all’amministrazione provinciale, dagli enti locali alla sanità, passando per la scuola.
La parte economica
Su questo fronte non ci sono grandi aspettative: con i soldi stanziati finora dalla Provincia infatti sarà possibile garantire un aumento medio del 3 per cento circa sugli stipendi tabellari, che si tradurrà in 60 euro lordi in media per i lavoratori delle autonomie locali. Una somma che non consentirà di recuperare la perdita del potere d’acquisto subita in questi anni. Gli stanziamenti della giunta provinciale riguardano finora il 2016 e il 2017 con la speranza - da parte dei sindacati - di recuperare nel 2018.
I tempi
La contrattazione potrebbe vedere tempi più brevi per la parte economica (in pratica già definita dagli stanziamenti della giunta, assegnati a ogni settore come indichiamo nella tabella allegata) e rinviare a un secondo momento la parte normativa.
Le novità normative
Ci sono riforme nazionali (ad esempio in tema di maternità) che dovranno essere recepite dal nuovo contratto provinciale, ma la giunta ha indicato all’Apran una serie di fronti da valutare con i sindacati tra cui l’age management (contratto differenziato in base all’età) e la valutazione della produttività dei dipendenti. Particolarmente caldo sarà il fronte della sanità, con la richiesta della giunta provinciale ai medici di lavorare in trasferta per 60 turni lavorativi all’anno, con l’obiettivo di coprire con minori difficoltà gli organici degli ospedali periferici.