«Concessioni, il Comune faccia di più»

Gilmozzi frena sull’aumento dei tempi per le pratiche: «I privati non sono il nemico, serve un patto di fiducia»


di Chiara Bert


TRENTO. Sulle concessioni edilizie Comune e Provincia restano su fronti opposti. Il Comune di Trento chiede più tempo – 120 giorni invece degli attuali 60 - per far fronte al carico di richieste evitando che scattino i termini del silenzio-assenso. «Ci vuole un surplus di impegno per sbloccare le pratiche», è la risposta dell’assessore provinciale Mauro Gilmozzi, che la prossima settimana convocherà il Tavolo dell’urbanistica per fare il punto con i Comuni. La questione è esplosa dopo il caso di via Fermi, dove la ditta Pisetta sta alzando di un piano in più la palazzina in costruzione, approfittando dei bonus per la bioedilizia, nonostante il Comune - in ritardo sui tempi di risposta - abbia detto no perché sarebbe in contrasto con la norma sulle distanze dai confini.

Trento lamenta di avere 270 pratiche in arretrato dal 2011, 130 a rischio per l’entrata in vigore - retroattivamente - della regola del silenzio-assenso. «Non basta dire non riesco a stare nei tempi dovuti perché sono un grande Comune», replica Gilmozzi, «voglio capire quali sono le motivazioni». Quando abbiamo siglato il codice dell’urbanistica, ricorda l’assessore provinciale, «eravamo tutti d’accordo, anche Trento, sul termine dei 60 giorni per le risposte per le concessioni». Che all’atto pratico gli uffici comunali non ce la facciano a smaltire le pratiche non lo convince affatto. Tanto meno che il problema sia la norma del silenzio-assenso. «Questo è un modo con cui il privato può partecipare corresponsabilmente al rilascio delle concessioni», insiste Gilmozzi , «dobbiamo superare la diffidenza che c’è tra le amministrazioni e i professionisti. Se scatta il silenzio-assenso dev’essere chiaro che non scatta l’anarchia urbanistica. Anzi, i Comuni devono imparare ad utilizzare di più le opportunità che il codice dell’urbanistica ha messo a loro disposizione, come le autocertificazioni, per responsabilizzare i privati e i professionisti. Serve un patto di fiducia tra amministrazioni pubbliche e ordini professionali, bisogna smetterla di considerare il privato un nemico e fidarsi di più dei professionisti, che possono essere utili alleati per snellire i tempi delle pratiche edilizie». Certo è che nel caso Pisetta il Comune si prepara ad annullare la variante di concessione, mentre il privato ha già esibito pareri legali a supporto della propria correttezza. E Palazzo Thun vuole scongiurare il rischio che questo caso rappresenti un precedente di mancato rispetto della norma sulle distanze. Nei prossimi giorni si capirà se sarà raggiunto un compromesso tra le diverse esigenze:quella della Provincia che vuole accelerare i tempi per aiutare le aziende in tempi di crisi, e quella del Comune che vuole garantire il rispetto delle norme e chiede tempi più flessibili.

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