«Con un arto artificiale devo fare il lavapiatti»
Ad Alessandro Avigliano è stata abbassata la percentuale d’invalidità. Così è stato escluso dalle liste di lavoro per disabili ed ha perso la pensione civile
ALTO GARDA. Alessandro Avigliano è un ragazzo torbolano di 28 anni con una protesi alla gamba destra. Inoltre soffre di attacchi di epilessia. Da qualche mese, però, è considerato una persona, sana, guarita, normale. Incontrandolo ci si accorge subito che non è così. Alessandro ci ha raccontato la sua vicenda.
« A Riva nel 2003, percorrendo viale Rovereto, ho fatto un incidente in moto. I dipendenti comunali avevano lasciato aperti alcuni tombini. Riporto fratture multiple a entrambe le gambe. Dopo mesi di ospedale e anni di fisioterapia, riesco a salvare la gamba sinistra, ma quella destra va in cancrena». Alessandro su consiglio dei medici decide di amputarla. Siamo nel 2006, un anno dopo, presa piena consapevolezza della nuova condizione, arrivano crisi nervose e poi attacchi epilettici. «E’ stata una scelta difficile e sofferta, ma se tornassi indietro farei la stessa cosa. La mia vita non è finita. Riprendo a camminare, utilizzando le protesi e grazie alla mia percentuale di invalidità dell’85% posso fare domanda per entrare nelle liste speciali degli invalidi per trovare un’occupazione in un comune, i Provincia, in ospedale e in altre strutture pubbliche». Alessandro percepisce anche una piccola pensione di invalidità (560 euro bimestrali) e il trasporto pubblico gratuito.
Poi tutto questo sparisce. Cos’è successo?
«A fine aprile di quest’anno effettuo la visita di controllo per l’invalidità, che avviene ogni 2 anni. Arrivavo da un periodo di assoluto riposo e senza sforzi, e indossavo una protesi base, non la mia solita, perché quella si era rotta e stavo aspettando la sostituzione. Il medico dice che il mio moncone sta bene e non sono presenti vesciche. Poi mi chiede da quanto non ho crisi epilettiche e io rispondo che da qualche anno non tremo più. Ovviamente grazie alle medicine che prendo giornalmente. A fine maggio arriva la certificazione secondo cui la mia percentuale di invalidità viene abbassata dall’85% al 67%. La cosa, oltre a non garantirmi più la pensione, mi esclude dalle graduatorie e dai bandi di concorso per i lavori protetti. Sono considerato quasi guarito, ma non lo sono in realtà».
«Non mi perdo d’animo - continua Alessandro e cerco un lavoro qualsiasi. Lo trovo come lavapiatti all’hotel Du Lac di Riva. Intanto mi arriva la protesi nuova». Va specificato che occorrono 2 mesi affinché l’arto artificiale aderisca perfettamente alla gamba.«Faccio il periodo di rodaggio al lavoro, anche per 10-12 ore al giorno. La gamba incomincia a sanguinare e la plastica dura della protesi batte sul moncherino. Si apre la ferita e spuntano le prime vesciche. I dirigenti del Du Lac, molto gentilmente, mi mandano in malattia e non mi licenziano. E’ una cosa non da poco, li voglio ringraziare di cuore».
E dopo tutto questo? «Capisco che non è giusto, che ho dei diritti. Non sono fatto per stare in piedi 8 ore al giorno. Non riesco fisicamente a farlo, a fare lavori normali. Quindi chiamo il medico e spiego la situazione, dicendo che sarei ricorso contro la sua diagnosi». Cosa risponde il dottore? «Si altera, alza la voce e mi dice che se proverò a fare ricorso, mi abbasserà ulteriormente la percentuale di invalidità. Io sono spaventato adesso, eppure non dovrei avere paura di un ulteriore abbassamento di invalidità, non ho fatto nulla di male. Io desidero solo poter lavorare senza soffrire o provare dolore. Ma attualmente è impossibile. Sono considerato sano e normale, ma in realtà non lo sono».