ROVERETO

Commessa lo mette nei guai per 20 euro

Cinquantenne paga con una banconota che non sapeva fosse falsa. La ragazza chiama la polizia e l’uomo viene denunciato


di Giancarlo Rudari


ROVERETO. Cercare di pagare (in buona fede) con una banconota falsa da 20 euro e ritrovarsi nei guai con la giustizia e facile (quasi) come bere un bicchiere d’acqua. Ne sa qualcosa un cliente di mezza età conosciuto in città che nel momento di pagare in un negozio in centro (un franchising) ha estratto dal portafoglio una banconota da 20 euro. L’ha consegnata alla commessa e nel momento della verifica attraverso un lettore ha scoperto che quei 20 euro erano falsi. La commessa a quel punto non si è persa d’animo e ha chiamato la polizia rispettando così le disposizioni ricevute dal datore di lavoro: la banconota falsa non si restituisce nemmeno se il cliente si dice disposto a ritirarla (come avrebbe voluto fare) per pagare con soldi veri. L’uomo non è scappato (segno che evidentemente non voleva spacciare soldi falsi) ed è cascato dalle nuvole quando gli agenti gli hanno chiesto spiegazioni sulla provenienza della banconota falsa.

Con tutta probabilità si trattava (ha spiegato lui) del resto ricevuto dopo aver fatto shopping in un centro commerciale. D’altro canto per una banconota di quel taglio nessuno fa una verifica sull’autenticità o meno diversamente se si trattasse di tagli maggiori. E in effetti le banconote da 20 euro sono tra le più falsificate perché “facili” da rimettere in circolo anche quando ci si accorge che sono false.

Ma la buona fede non è elemento sufficiente per evitare la denuncia? «Lo dovrà stabilire la magistratura. Noi - risponde la vicequestore aggiunto Ilva Orsingher - abbiamo provveduto a sequestrare la banconota falsa e ad inviare la segnalazione alla procura della Repubblica sulla base dell’articolo 457 del codice penale “Spendita di monete falsificate ricevute in buona fede”. Quando ci si accorge di avere nel portafoglio una banconota falsa o anche se c’è solo il dubbio meglio, per evitare di ritrovarsi nei guai come è capitato a quel cliente del negozio in centro, meglio consegnarla alle forze dell’ordine o alla Banca d’Italia». Insomma un controllo preventivo per verificare che non si tratti almeno di una falsificazione grossolana è meglio farlo. Perché basta un attimo per ritrovarsi con una denuncia e poi finire in tribunale (spendendo ovviamente soldi per l’avvocato) costretti a difendersi per dimostrare la propria buona fede.

Attenzione alle banconote ma anche alle monete false da uno e due euro: ne circolano tante che vengono spese per un caffé o per giocare alle slot machine. Ma anche, e sembra uno degli obiettivi più gettonati, ai lavaggi automatici delle auto. Tante, tantissime dicono i gestori: lavarsi l’auto gratis è (quasi) un gioco da ragazzi.













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