Color Run, in sedicimila alla festa dell’allegria
Cinque chilometri correndo, ballando e facendosi coprire di polvere colorata. Prima sotto il sole, poi sotto una pioggia tropicale. Che ha mandato tutti a casa
TRENTO. È iniziata con un’epica sudata, si è conclusa con una doccia colossale. Ma senza finire mai di ballare, per i 16 mila che hanno partecipato ieri alla “Color Run Trento”, terza di otto tappe che culmineranno nell’evento conclusivo di Milano, il 12 settembre. Una giornata di indimenticabile sfogo, di vacanza collettiva, di goliardica spensieratezza. Probabilmente molti dei podisti sui generis che hanno corso, sotto il sole prima e sotto la pioggia poi, lungo i 5 chilometri del circuito cittadino oggi avranno la bronchite, ma ieri si sono divertiti fino allo sfinimento. Non c’è dubbio.
Tantissimi i teenager e i giovanissimi, che ben prima della partenza hanno sudato come i forsennati sotto il palco danzando e inondandosi di polvere colorata al ritmo delle hit “pompate” dai deejay di Radio 105. Numerosi anche i gruppi e le coppie, che hanno preso il via indossando la maglietta e la fascetta con il logo arcobaleno della gara (irriconoscibili al traguardo), ma anche con gonnellini hawaiani, occhialini da piscina, abbigliamento da spiaggia, parrucche variopinte, persino corna da vichinghi.
[[(Video) Color Run, l'arrivo: tutti felici e colorati]]
A chi, tra gli involontari spettatori dell’evento, si è scervellato per capire dove fosse il divertimento nel farsi imbrattare dalla testa ai pieni di colore e di glitter basti sapere che non c’è nessun segreto. Alla base c’è una voglia ingenua e genuina di dimenticare, per un giorno, la quotidianità e lasciarsi andare. Come bambini. La stessa voglia che ti fa lanciare i coriandoli o travestirti a Carnevale o partecipare a una lotta a colpi di gavettoni a Ferragosto. Oppure ballare la zumba, in gruppo, sul bagnasciuga di Rimini, tra un ragioniere con la pancetta e una ragazzotta palestrata. Un momento di evasione catartica percorrere quelli che il fondatore della corsa Travis Snyder chiama “i 5 chilometri più allegri del pianeta”.
Solo così si spiegano i sorrisi tra l’estatico e lo stravolto (colorati anche quelli perché di polvere ieri i “color runners” ne hanno mangiata parecchia) di chi transitava nei cinque “punti” colore, lunghi corridoi posti ad ogni chilometro, dove speciali addetti spruzzavano con le loro bombolette il serpentone dei podisti-camminatori. Come davanti a un getto di acqua fresca sulla spiaggia, li vedevi ruotare su se stessi con le braccia aperte, improvvisare passi di danza, saltare, persino rotolarsi per terra facendo a gara a chi si imbrattava di più. In modo da diventare vere e proprie “tavolozze umane”, come quelle create dal maestro dell’“action painting” Jackson Pollock. Un tocco di giallo, una pennellata di verde, un getto di rosso... e per rendere il tutto più glamour, una bella secchiata di glitter, la polvere brillante che ha dato il bentornato ai runners in viale Sanseverino, sede del “Color Run Village”.
[[(Video) Color Run, alla fine tutti felici, colorati e...bagnati]]
Partenze e arrivi scaglionati, per evitare ingorghi e lasciare a tutti la possibilità di godersi la festa. Con il pubblico, dicono Denise e Rosalia, insegnante di fitness, che ha fatto la sua parte nel sostenere i partecipanti. «Un’emozione simile a quella provata alla maratona di New York», dice l’istruttrice. Davvero? «Beh, non proprio, ma quasi», sorride. Denise è felice come una pasqua: «Ai punti colore rallentavamo perché volevamo essere coperte di polvere completamente, ci abbassavamo anche per prenderne di più... E tanta gente ci chiedeva di fermarci per una foto: ci sentivamo delle dive. Più divertente della Flou Run di Milano Marittima!».
Al “Villaggio” si è ballato tanto e la festa avrebbe dovuto andare avanti a lungo, fino a serata inoltrata. Ma la violenza della tempesta che si è scatenata attorno alle 17.30 ha costretto anche i più determinati ad alzare bandiera bianca.
Abbiamo visto persone saltare nelle pozzanghere (ricordate i giovani infangati di Woodstock? Beh, dimenticateli perché qui la cosa era leggermente diversa, però tutti bagnati e urlanti erano comunque), ballare sotto la pioggia (non proprio come Fred Astair e Ginger Rogers), accalcarsi ancora sotto il palco, poi cercare rifugio negli stand, mentre i deejay che invitavano tutti, poco prima, a non mollare erano costretti a battere in ritirata.
La festa è finita in anticipo: la folla ha preso la strada verso i parcheggi, iniziando piano piano a scolorire.