Colon, la «via trentina» per scoprire il tumore
Studio dell’equipe di Chirurgia generale I del Santa Chiara guidata dal dottor Tirone per individuare con precisione il «linfonodo sentinella» e lo stadio della malattia
TRENTO. Individuare al meglio e con più precisione il linfonodo sentinella. Quello che per primo viene «colonizzato» dalle cellule cancerogene che si staccano da un tumore per andare a formare metastasi. Individuarlo e, se colonizzato, asportarlo, in modo da evitare un intervento radicale e più complesso. Asportarlo, dopo averlo individuato con precisione, ha aumentato la sopravvivenza nel caso dei melanomi e, soprattutto, dei tumori al seno. Allo stesso modo si ritiene che anche il linfonodo sentinella nel cancro del colon giochi un ruolo fondamentale nell’individuare la corretta stadiazione della malattia (lo stadio del tumore) e, di conseguenza, nel guidare la scelta dei trattamenti medici più opportuni.
È in questo contesto che si inserisce lo studio, tutto trentino, sul linfonodo sentinella nel colon. Uno studio eseguito dall’equipe di Chirurgia generale I dell’ospedale Santa Chiara di Trento, guidata dal direttore Giuseppe Tirone. A partire dal dicembre del 2013 sono stati arruolati pazienti affetti da tumore del colon-retto non metastatico per uno studio pilota al fine di valutare la sensibilità, la specificità e l’accuratezza del linfonodo sentinella rilevato con tracciante fluorescente.
Uno studio unico nel genere in Italia - nel 2006 al linfonodo sentinella del colon avevano già lavorato all’Humanitas di Rozzano ma applicando meno tecniche e tecnologie di intervento – che stabilisce modalità chirurgiche meno invasive per i pazienti. Le tecniche più frequentemente adottate per l’identificazione del linfonodo sentinella nel cancro del colon-retto consistono nell’iniezione intorno al tumore di traccianti fluorescenti (di recente introduzione) che hanno portato all’individuazione del linfonodo nel 96% dei casi. Per l’individuazione della fluorescenza – e dunque del linfonodo – nel reparto del Santa Chiara vengono utilizzati tre sistemi altamente tecnologici: in laparoscopica con un’ottica specifica, in chirurgia robotica adottando il sistema fluorescente Firefly e in tecnica combinata laparoscopica-open tramite una speciale camera a Led adattata direttamente dall’equipe.
L’utilizzo di tutte e tre le tecniche chirurgiche miniinvasive è, di fatto, unico al mondo. «Allo stato attuale, dopo i primi 50 casi, possiamo affermare che la procedura è fattibile e sicura – racconta l’equipe del Santa Chiara -. La percentuale di localizzazione del linfonodo è del 93%. Qualora i risultati finali del nostro e di altri lavori dovessero in futuro dimostrare un significativo valore predittivo, l’esame del linfonodo sentinella consentirebbe, mediante un miglioramento della stadiazione patologica, di guidare la scelta di successivi trattamenti medici adiuvanti. Inoltre l’esame del linfonodo potrebbe guidare la scelta clinica terapeutica nei pazienti con polipo maligno del colon dopo polipectomia completa: nel caso di riscontro di linfonodo sentinella positivo l’orientamento sarebbe verso una chirurgia resettiva con linfoadenectomia; mentre nel caso di linfonodo sentinella negativo potrebbe essere consigliabile solo una sorveglianza endoscopica».
Un linfonodo negativo, inoltre, corrisponde a uno stadio precoce della malattia dove, almeno nel caso del cancro al colon, risulta inutile sottoporsi a chemioterapia. Va detto che l’outcome (l’esito) dello studio non è incentrato sulla migliore sopravvivenza dei pazienti affetti da cancro del colon-retto ma sulla più precisa individuazione del linfonodo sentinella.