Il compleanno

Cesare Maestri scala la vita e compie 87 anni

Il mito della montagna ha festeggiato con la sua famiglia: «Adesso mi tengo in forma salendo e scendendo le scale»


di Elena Baiguera Beltrami


MADONNA DI CAMPIGLIO. Un giorno le piccole Mya ed Amy, tre anni e un anno, sapranno di avere avuto un bisnonno famoso e magari sfogliando un libro di montagna nelle serate d’inverno, lo immagineranno ancora appeso ad una corda, intento a scalare cumuli di nuvole candide. Ma per Cesare Maestri, che ha varcato la soglia degli 87 anni, dopo aver attraversato i crepacci della vita, spesso più infidi di quelli della montagna: un tumore anni fa, i problemi alle gambe, e recentemente la perdita della moglie Fernanda, tutto questo non ha ancora il volto della malinconia.

Perché gli uomini della montagna non mollano mai e quando le forze iniziano a mancare è proprio allora che si impara a vivere, giorno per giorno, tra il sorriso di un passante e l’abbraccio di un amico, tra una scalinata da salire ed una da scendere. «Salire e scendere le scale, proprio così, non è solo una immagine metaforica, ma un esercizio che mi impongo – racconta, con la voce un po’ roca e un po’ bambina, quel caratteristico timbro di voce che acquisiscono i nonni con il passare degli anni - salgo e scendo le scale ogni giorno per conservare un po’ di muscolatura. È un impegno che mi prendo nei confronti di me stesso, di chi mi deve accudire e con infinito affetto accarezza la mia vecchiaia. Mi riferisco a mio figlio Gian a sua moglie Paola, a mia nipote Carlotta con il marito e le bimbe».

Che cosa vorrebbe rimanesse di Cesare Maestri alle sue nipotine? Un messaggio, un insegnamento, un ricordo?

«Mia nipote Carlotta mi ha commosso, la sentivo raccontare a sua figlia Mya, che ha iniziato la scuola materna, che quando lei era piccola, se aveva mal di denti, o il raffreddore correva il nonno a prenderla scuola. E allora ho pensato a quante cose ho insegnato a Carlotta, a sciare, a nuotare, ad andare in montagna, cose che non potrò più fare con Amy e Mya. E questo sì, è un dolore, perché con la mente io farei tante cose, ma ci provo, tengo botta, anche per loro. Forse un giorno ricorderanno».

Lo scorso febbraio Fernanda se n’è andata lasciando un grande vuoto, come si sente oggi a distanza di mesi?

«Fernanda ha sofferto molto negli ultimi anni della sua vita – la voce cambia, si fa tremula – ed io ho sofferto con lei e per lei. Quando l’esistenza diventa una pena e sai che è una pena ingiusta e senza via di scampo, faresti qualsiasi cosa per mettere fine a quella pena, ma non puoi fare nulla. Senza Fernanda, la sua determinazione, la sua bravura nel mettere a frutto tutto ciò che di bello ci ha riservato una sorte generosa, non avrei mai potuto fare tutto quello che ho fatto».

Appoggiandosi al supporto che lo aiuta a camminare, Maestri saluta con affabile cortesia e si avvia verso casa, alzandosi il bavero. A Madonna di Campiglio il freddo punge già dopo il tramonto. Lo guardiamo allontanarsi, un po’ incurvato, le braccia tese nello sforzo di reggersi al carrello, mentre il tramonto infiamma lo skyline del Brenta contro un cielo azzurro cobalto. Il nostro augurio al grande vecchio della montagna sono tanti compleanni, da vivere così, mordendo la vita, tra una carezza e un sorriso, una fatica e un ricordo.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano