Trento

Carbochimica, tabula rasa: tagliati 4 ettari di boscaglia

Dopo la Sloi operazione sicurezza nell’area inquinata di via Brennero. La protesta dei residenti: «Stagione sbagliata, hanno distrutto i nidi dei volatili»



TRENTO. Dopo la Sloi, anche l’area Carbochimica ora è terra bruciata: una gigantesca distesa di sterpaglie, facile da tenere d’occhio per le forze dell’ordine. Per questo (per motivi di sicurezza) nei giorni scorsi sono state tagliate centinaia di piante, tra cui anche alcuni alberi d’alto fusto, su una superficie totale di circa 4 ettari dove la vegetazione era cresciuta spontanea e selvaggia nel corso degli ultimi trent’anni. Un’operazione che naturalmente non è passata inosservata, ma ha sollevato le proteste di alcuni residenti: «Va bene l’ordine pubblico - hanno detto alcuni cittadini che abitano al Magnete - ma questa operazione doveva essere programmata in una stagione diversa, visto che la primavera è il momento in cui gli uccelli nidificano. E infatti durante il lavoro degli operai forestali centinaia di volatili si aggiravano sull’area alla ricerca dei nidi». La Lipu - che non era al corrente dell’operazione - conferma: «Scelta dei tempi sbagliata, sicuramente i piccoli volatili nati in questa stagione sono andati perduti».

Ma ormai è tardi per le proteste, le piante infatti sono quasi tutte a terra ad eccezione della fascia confinante con via Brennero dove alcune piante d’alto fusto sono state lasciate in piedi per ragioni estetiche. Per il resto è tabula rasa su una superficie pari a quasi cinque campi da calcio e con un perimetro di quasi un chilometro: 38 mila metri quadrati in totale di terreno inquinato e inutilizzabile.

L’obiettivo dell’amministrazione comunale (in accordo con i proprietari dell’area che hanno gestito materialmente l’operazione) era duplice: impedire l’insediamento nell’area di senza tetto, ma anche tutelare queste persone (per lo più mendicanti provenienti dall’est europeo) che non hanno la più pallida idea dell’inquinamento del terreno su cui avevano piantato le tende.

Un’operazione analoga era stata organizzata nel giugno scorso - sempre in accordo tra Comune e proprietari dei terreni - anche sull’area sud della Sloi, a ovest della ferrovia, a lato di via Maccani. In quel caso la superficie disboscata era ancora maggiore: circa 6 ettari di terreno. Ma gli accampamenti dei senza tetto si erano subito trasferiti alcune decine di metri più in là, oltre i binari della linea del Brennero, all’interno dell’area ex Carbochimica, dove sono rimasti fino a pochi giorni fa, nascosti da una vegetazione quasi impenetrabile e protetti da barriere di rovi. Per dirla tutta, per quanto riguarda l’inquinamento dei terreni è meglio piantare una tenda all’ex Carbochimica rispetto alla Sloi dove il piombo tetraetile di cui è impregnato il terreno può diventare - se sollevato dal suolo - volatile e quindi pericoloso per l’uomo. Ma in ogni caso sono entrambi nell’elenco dei siti più inquinati d’italia.

Fatta pulizia, l’area ora è sicuramente più facile da sorvegliare, ma le questioni di ordine pubblico sono solo il minore dei problemi di quell’area i cui costi di bonifica sono elevatissimi. Nel frattempo sono attivi sistemi di monitoraggio delle falde per individuare l’eventuale inquinamento delle acque cittadine. Ma qual è la storia della Carbochimica?

Si tratta di un’attività industriale iniziata nel 1905 dalla “Premiata fabbrica di lavorazione asfalti e bitumi per opere stradali e impermeabilizzazioni”, poi proseguita da Prada Asfalti spa e infine trasformata in Prada chimica e quindi in Carbochimica italiana. Un’attività produttiva iniziata con la distillazione del catrame e poi estesa alla produzione di naftalina, olii impregnanti per legno, pece per elettroci e infine anidride ftalica e acido fumarico. Lo stabilimento venne chiuso nel 1983 vista l’impossibilità di depurare le acque risultati dai processi di lavorazione. A metà degli anni Ottanta vennero demolite le strutture ed emerse - in tutta la sua gravità - l’inquinamento dei terreni.













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