Cane maltrattato, addio eredità
La coppia cui era stato affidato Koki, il cocker ereditiero, perde due milioni
TRENTO. Dovranno dire addio a più di due milioni di euro e tutto per aver maltrattato un cane. Anzi un cane particolare, Koki, il cocker al quale l'affezionata padrona, la maestra in pensione Agnese Bortolotti vedova Mancabelli, aveva lasciato un patrimonio, compresa una villetta in Bolghera. La vicenda si è chiusa con un accordo che lascia quasi a bocca asciutta la coppia che si era disfatta del cane.
La storia si è chiusa con una transazione faticosa raggiunta nei giorni scorsi dai legali dei numerosi eredi. La signora Agnese era morta il 14 novembre 2004, a 88 anni, dopo una lunga malattia. Non aveva figli e l'unico essere vivente cui era veramente affezionato era il suo cagnolino Koki, un cocker di dodici anni che aveva vissuto sempre con lei. Così l'anziana lasciò gran parte del patrimonio al suo cagnolino e in particolare la sua casa, una villetta in via Carè Alto 3, a Trento. Lasciò inoltre 25 mila euro a una coppia di amici di Arco, la cittadina dove Agnese aveva vissuto gran parte della sua vita lavorando come maestra, perché si prendesse cura del cane.
Quando il notaio Piero Avella di Riva del Garda lesse le ultime volontà di Agnese, ci fu chi pensò ad uno scherzo. Molti testimoni sostennero che la signora era nel pieno delle sue facoltà mentali quando fece testamento, l'8 gennaio 2004. Il testo è chiaro: «Lascio al mio cagnolino Koki di anni 12 la casa sita a Trento, in via Carè alto numero 3, lasciatami da mia sorella». Con la sua scrittura minuta, Agnese Bortolotti vedova Mancabelli scrisse anche altro. Lasciò 150 mila euro a dei nipoti di Brescia, 100 mila euro ad un lontano cugino di Folgaria e poi chiuse le sue ultime volontà con una frase che ha tenuto tutto bloccato per anni: «Il restante denaro depositato in banca va alla famiglia di Arco cui è affidato Koki», la stessa che già aveva preso 25 mila euro.
I parenti sono andati a controllare e in banca hanno trovato un piccolo tesoro: una serie di polizze sulla vita intestate a vari eredi per un valore di oltre un milione di euro e 600 mila euro in contanti. Qui iniziò la guerra. I lontani parenti minacciarono di far causa alla famiglia di Arco per indegnità a succedere. Infatti gli amici della povera Agnese non accolsero Koki in casa loro, ma lo affidarono ad un parente di Telve. Peggio ancora: Koki veniva tenuto alla catena e abbagliava di continuo. I vicini avvertirono anche la protezione animali. Trascorsero poche settimane, il cane milionario venne anche dato in adozione. Il suo custode fece pubblicare un annuncio sul giornale. L'offerta venne ritirata, ma il cane morì pochi mesi dopo.
Così per anni gli eredi si sono fatti la guerra. Una guerra persa dalla coppia affidataria del cane e tutto perché, dopo la morte di Agnese, invece di prendersi cura di Koki, lo avevano dato al parente di Telve. Gli altri eredi hanno fatto leva su questo punto nella lunga guerra legale per l'eredità e l'hanno avuta vinta. Giorgio Fassino - il legale dei parenti che avevano già avuto metà della casa e contanti per circa 250 mila euro - è riuscito a brandire l'arma dell'indegnità a succedere. Così, invece dei due milioni di euro, la coppia di Arco si è dovuta accontentare di 100 mila euro.