TRENTO

Candelabri e gioielli: ecco le spese pazze dell’ex direttore dell’Itas

L’ex collaboratrice di Grassi: «Li portava a casa lui». L’ex direttore: «Non è vero, sono ancora nel magazzino dell’Itas»


di Andrea Selva


TRENTO. A leggere gli atti sembrerebbe davvero l’accusa di una donna arrabbiata, decisa a gettare fango contro l’ex capo. Ma poi arriva lui (Ermanno Grassi, l’ex direttore generale) e sostanzialmente conferma che davvero nel 2013 lui e la sua collaboratrice di fiducia andarono in una delle più prestigiose gioiellerie di Trento per acquistare oggetti di gran valore per un totale di 20-30 mila euro. Lei dice che quegli oggetti erano per lui. Lui replica che “non erano per una persona particolare” tanto che sarebbero ancora nel magazzino di Itas. Di sicuro c’è che il conto (salato) lo pagò la società assicurativa.

Ma lasciamo parlare le carte, partendo dall’accusa della donna che ha avviato le indagini: «Gli oggetti vennero fatti recapitare direttamente a casa sua. C’era un vassoio in argento di Stancampiano da 3 mila 900 euro, una scatola porta orologi in pelle da 4 mila euro, un orologio “Le Vallè” da parete in stile Settecento con base in bronzo e laminatura in oro da 5 mila 200 euro, una coppia di candelieri in argento firmati Allan Adler e pagati 6.900 euro» ha ricostruito la donna. Per non dire della penna Mont Blanc da 1.400 euro che doveva servire come regalo a un cantante ospite a Sanremo giovani che venne chiamato a suonare a una festa di compleanno della famiglia Grassi. In tutto cinque oggetti.

E lui - Grassi - sostanzialmente conferma: «Avevo fatto un sopralluogo nel 2013 insieme alla ricorrente per individuare alcuni beni di pregio che potevano essere omaggiati a persone di prestigio. Siamo andati nella gioielleria (...) di Trento e ho individuato dei pezzi di argento, un orologio antico, una scatola porta orologi. Sono stati portati in sede e sono ancora nel magazzino presso la sede Itas. Non era previsto che venissero dati a una persona in particolare - dice l’ex direttore generale di fronte al giudice del lavoro nell’agosto del 2015 - e non abbiamo ancora deciso a chi consegnarli. Ma non è vero che sono stati portati a casa mia: il valore sarà di 20-30 mila euro, erano 5 pezzi». Ovvio che l’acquisto di oggetti di tale valore senza nemmeno l’idea di che farne è stata utilizzata con grande risalto dall’avvocato della donna, per evidenziare la “leggerezza” su queste spese che non dipendeva certo - ha sostenuto il legale - dalle decisioni della donna (licenziata dal Gruppo Itas). La causa di lavoro avviata dalla donna - va precisato - è stata persa in primo grado e ora è in attesa del giudizio della corte d’appello. E la donna per queste spese è indagata al pari dell’ex direttore generale.

Fin qui gli acquisti “documentati”. Ma nell’atto d’accusa dell’ex collaboratrice di Grassi vengono elencate anche valigie di marca consegnate direttamente a casa dell’ex direttore generale dall’autista di Itas (sul punto ci sarebbe un’email aziendale come prova). Ma anche un soprammobile in vetro disegnato da Marta Marzotto, oggetti di elettronica per intrattenimento e regali per una presentatrice televisiva. Ma alla fine contano i numeri: Itas e la Procura contestano a Grassi e all’ex collaboratrice acquisti truffaldini per oltre 400 mila euro.

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