Cafè de la Paix, il Comune contrattacca

Proteste per la chiusura anticipata, l’amministrazione replica: «Prescrizioni disattese. E il divieto vale solo per il bar»



TRENTO. Chiusura alle 22.30 per il bar, con divieto di vedita di bevande e alimenti. Non del circolo, che anche dopo quell’orario potrà continuare a organizzare iniziative culturali all’intrno del locale. La risposta del Comune arriva mentre monta l’ondata di protesta contro il coprifuoco imposto al locale di passaggio Teatro Osele. Ed è una replica al contrattacco che punta il dito contro i gestori. «La riduzione dell’orario è solo l’ultima proposta fatta ai gestori del circolo da parte dell’amministrazione - si legge in una nota di Palazzo Thun - la presidente è stata ripetutamente informata delle lamentele dei residenti e da novembre a oggi sia il personale della polizia locale sia dello Sportello imprese e cittadini hanno incontrato molte volte i gestori, confrontadosi su quali misure adottare per ridurre al minimo i disagi dei residenti». «Suggerimenti e prescrizioni però - bacchetta il Comune - sino stati ripetutamente disattesi». E puntualizza: «Il Café de la Paix è un circolo privato, non un pubblico esercizio e in quanto tale deve rispettare precisi limiti imposti dalle norme. L'attività può essere rivolta esclusivamente ai tesserati così come la somministrazione di alimenti e bevande. Non si può fare attività all'esterno del locale anche perché la piazzetta antistante è un passaggio pubblico e non può essere occupata da un numero consistente di persone che ne limitano l'utilizzo. La stessa Itea ha diffidato i gestori».

L’amministrazione riconosce «il valore culturale e sociale dell’attività del Cafè de la Paix, la cui presenza ha senza dubbio attribuito decoro e vitalità ad una zona della città altrimenti svantaggiata», tanto che la chiusura anticipata «riguarda esclusivamente l’attività di somministrazione, non l’attività culturale». Drink e alimenti vietati dunque dopo le 22.30 per tutelare la quiete e l’ordine pubblico, a seguito delle segnalazioni fatte dai residenti e di un esposto». Il comunicato del Comune si chiude con un’apertura: «Nelle more del mese in cui sarà possibile al circolo presentare le proprie osservazioni, gli uffici comunali lavoreranno per trovare una soluzione che possa risolvere la complessa situazione e andare incontro alle necesità di tutti nel rispetto dei diritti e delle norme».

Intanto però la polemica resta accesa. «Ma quale paix?», si chiedono polemicamente i consiglieri leghisti Alessandro Savoi, Vittorio Bridi e Gianni Festini Brosa . «Non è tollerabile che in forma legalizzata si consenta che una forma di degrado (l’abbandono di prima) lasci posto ad un'altra (schiamazzi ed occupazioni abusive), che porta questa volta rumori molesti e offesa al quartiere. Il tutto con la benedizione di emeriti personaggi del panorama politico della maggioranza. E' inaudito che proprio quella che doveva essere la bandiera del Forum per la Pace sia una fonte di degrado e anarchia, proprio nel centro storico di Trento». Il candidato dei Socialisti alle primarie, Alexander Schuster, si schiera invece con il Cafè de la Paix: «Anche questa volta il conflitto tra residenti e socialità è stato risolto ascoltando la sola voce dei primi, ma rimane aperto. Negarlo o risolverlo in maniera semplicistica non è il modo adeguato, va costruito un percorso di ampliamento degli spazi di socialità».

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